Viaggio attraverso l’applicazione del Pnrr nei comuni italiani. Specie quelli del Mezzogiorno. Difficoltà e ritardi storici della nostra burocrazia: poco scolarizzata e con organici insufficienti. Ci manca il capitale più importante, quello umano
I soldi ci sono, ma in pochi sanno scrivere – e presentare – i progetti. I comuni italiani sono attuatori di circa 100 mila misure finanziate dal Pnrr. La loro capacità amministrativa, però, è considerata un elemento critico nel dare concreta definizione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. All’interno della revisione del Pnrr sono state modificate e de-finanziate numerose misure. In particolare il governo Meloni ha chiesto e ottenuto la rimozione di alcuni degli investimenti che prevedevano la maggior frammentazione delle risorse. Si tratta delle misure che distribuiscono i suddetti fondi attraverso bandi pubblici ai quali i comuni italiani possono partecipare presentando i propri progetti. È una scelta legata alle difficoltà di questa procedura: le Amministrazioni, in particolare le più piccole e periferiche e quelle del Sud del Paese, spesso non hanno nel loro organico le competenze necessarie alla gestione di questi processi amministrativi complessi. E gli interventi che il governo finora ha messo in campo per integrare e potenziare il comparto amministrativo nei comuni evidentemente non risultano sufficienti.
Va ricordato che una delle priorità del Pnrr è proprio quella di appianare i divari territoriali interni al Paese: eliminare il problema, invece di risolverlo, non va in questa direzione. Gli enti locali continuano ad avere un ruolo di primo piano sia nella presentazione delle proposte che nella realizzazione delle opere stesse, oltre a essere responsabili del controllo sulla regolarità delle procedure. Secondo gli ultimi aggiornamenti Anci (associazione nazionale comuni italiani), i Comuni e le Città metropolitane risultano soggetti attuatori in 41 investimenti e sub investimenti del Piano, a cui se ne aggiungono 4 del fondo complementare. Il numero effettivo risulta comunque in fase di continuo aggiornamento, data la revisione dello stesso Pnrr, approvata dall’Ue lo scorso dicembre.
Stando alla recente nota dell’ufficio parlamentare di bilancio (Upb), i progetti di cui i comuni risultano essere enti attuatori sono 101.936. In termini di finanziamenti, si parla di circa 40 miliardi di cui 33 dal Pnrr. Per quanto, sempre stando all’ultima nota Upb, il comparto comunale sia tra quelli con la maggior percentuale di avvio dei progetti, si tratta pure di uno di quelli che presenta le maggiori fragilità. La quantità di passaggi burocratici a cui è necessario adempiere e la complessità della documentazione da fornire fa sì che gli enti locali meno efficienti siano scoraggiati anche solo dal presentare le domande. Il risultato è che rischiano di essere esclusi dai fondi proprio quei territori che ne avrebbero più bisogno.
La capacità amministrativa degli enti locali è considerata uno degli elementi più critici nell’implementazione degli investimenti previsti dal Pnrr. Innanzitutto il rischio è di mancare totalmente l’obiettivo di appianamento dei divari territoriali. Spesso sono infatti i piccoli comuni delle aree interne e del Sud ad avere le maggiori difficoltà. Per questi ultimi è prevista nel Pnrr la quota Mezzogiorno, secondo la quale il 40% di tutti gli investimenti del piano devono essere destinati al Sud. Tuttavia spesso questa soglia non viene rispettata perché a priori manca un numero sufficiente di domande proveniente da quei territori. Oltre al mantenimento dei divari, tale condizione rischia di generare ritardi nel crono-programma del Pnrr. Sia per la necessità di aprire nuovi bandi per assegnare le risorse previste dalla quota, sia in generale per ulteriori ostacoli che possono emergere anche nelle fasi successive all’assegnazione: dal completamento delle opere nei tempi indicati dal Piano alla rendicontazione puntuale delle spese effettuate e dell’avanzamento dei lavori. Risultano quindi centrali tutti quei provvedimenti che mirano a integrare tecnici e personale amministrativo all’interno dei comuni.
In generale, per il periodo di attuazione dei progetti sono previste delle assunzioni a tempo determinato che, secondo il DL 80/2021 possono rivalersi di risorse del Pnrr. Sono anche compresi dei servizi di assistenza tecnica, ovvero task-force su supporto di natura tecnico-specialistica da parte di società a prevalente partecipazione pubblica. Inoltre, sempre il Dl 80/2021 prevede 1.000 incarichi di collaborazione per professionisti esperti per la gestione delle procedure complesse legate all’attuazione del Pnrr. Sono diversi gli interventi indirizzati al Mezzogiorno, indirizzati all’aumento della capacità di gestione del Pnrr ma anche di altri fondi europei. In particolare, con la legge di bilancio del 2021 è stata prevista l’assunzione di 2.800 unità per migliorare la gestione dei fondi delle politiche di coesione.
La legislazione necessaria per poter implementare queste assunzioni era prevista come traguardo all’interno del Pnrr. In seguito all’apertura di due bandi, si sono comunque registrati circa 1.300 posti vacanti e alcune rinunce tra i vincitori. Ma sono previsti anche contratti di collaborazione per accelerare l’attuazione degli interventi della politica di coesione e del Pnrr, con un limite di spesa di 67 milioni di euro, e il fondo per la progettazione territoriale, a cui possono accedere sia i comuni del mezzogiorno che quelli delle aree interne del paese. I piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti sono anche quelli per i quali il DL 152/2021 prevede l’assunzione a tempo determinato di specifici professionisti per la gestione del Pnrr. Si tratta principalmente di personale tecnico.
Ma ci sono anche provvedimenti per i grandi comuni, come gli incarichi di consulenza e collaborazione nelle amministrazioni che superano i 250mila abitanti e il fondo per il sostegno degli obiettivi del Pnrr all’interno delle grandi città, a cui possono accedere Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova. Infine, sono previste assunzioni a tempo determinato per gestire le risorse Pnrr anche all’interno dei comuni in difficoltà finanziaria, in deroga alla normativa vigente.