Persi in meno di un decennio qualcosa come 250 milioni di euro. Con l’Amministrazione Straordinaria dell’ex Ilva, voluta da un insulso ceto politico, si schiudono le porte alla macelleria sociale. Taranto è una polveriera. Gravi le assenze del sindaco (sfiduciato) e della locale Confindustria alla pacifica protesta indetta questa mattina dalle imprese dell’indotto
E’ stato lo Stato. Come sempre. Come sovente accade nel Paese dei Pulcinella e degli Arlecchino. E’ stato lo Stato con la consueta irresponsabilità luciferina. E’ stato lo Stato anche questa volta. Sempre a danno degli stessi: di Taranto – e dei tarantini. Non bastava il primo bidone (di Stato), serviva rifilarne un altro a distanza di nove anni perché il delitto perfetto potesse dirsi compiuto. Si dichiara fallimento, “amministrazione straordinaria” come la chiamano gli economisti a digiuno di economia industriale, per non pagare i creditori. Alias: le imprese dell’indotto Ilva. Nel 2015 non vennero corrisposti crediti esigibili per un valore pari a 150 milioni di euro; adesso, il debito, ammonta ad un altro centinaio di milioni di euro. In tutto si lambisce la cifra monstre di 250 milioni di euro. Risorse enormi, dal valore eccezionale, andate perdute in meno di un decennio. Sottratte con protervia al sistema produttivo locale.
Nessuna comunità, figuriamoci poi la derelitta Taranto, la città degli inciuci e dei fotografi, potrebbe resistere a queste condizioni. Restare in piedi dinanzi all’avanzata di una violenza indegna e dall’incedere gratuito. Non si è visto, questa mattina, il sindaco (appena sfiduciato da tredici firme) alla pacifica protesta indetta dalle imprese nuovamente bidonate. Non c’era alcun rappresentante della Confindustria. Hanno marcato visita parlamentari e consiglieri regionali. Si è tenuto lontano dal piazzale antistante la portineria C del siderurgico il presidente in pectore della Camera di Commercio. E’ proprio vero: quando il marito è povero, cade in disgrazia, neanche la moglie se lo fila più.
Con il decreto approntato dal Governo Meloni, con l’Amministrazione straordinaria decisa da un insulsa classe dirigente, si schiudono le porte alla macelleria sociale. Taranto è un polveriera, luogo dove gli alibi sono caduti giù – ad uno ad uno – come tanti birilli malfermi. Qui avanzano soltanto commissari e commissariamenti, la sempiterna confraternita della pizzella, un divertito senso d’impunità. E’ stato neanche a dirlo lo Stato.