sabato 27 Luglio 24

COSMO(A)GONIA

L’appoggio esterno, quello che i partiti di centrosinistra hanno deciso di destinare a Melucci, somiglia a quei coiti interrotti. O agli abbracci spezzati di Almodòvar. Formule da vecchia politica adottate da chi, offeso, non è possibilitato ad offendere. V’immaginate Azzaro, Giorno, Mancarelli andarsene a casa perché a chiederglielo è il Pd? E la stessa cosa avvenire con quelli del M5S e di ‘Con’? Ma dai, non siamo mica su ‘Scherzi a parte’

Cosmogonia è termine polisemico. Dall’utilizzo specialistico. Indica il mito, e il poema, con i quali fornire un’interpretazione sull’origine – e la formazione – dell’universo. Cosmogonia è anche quella branca dell’astronomia che studia la formazione dei corpi celesti, l’evoluzione dei pianeti. Cosmo(a)gonia è vocabolo più casereccio. Localistico. Quasi intimistico. Inventato dalla nostra creatività semantica. S’interessa di corpi che gravitano attorno ai palazzi della politica. Che sguazzano all’interno – e all’esterno – di un potere posticcio. Adagiati su poltrone del bivacco permanente. Corpi tutt’altro che celesti, insomma. A Taranto la cosmogonia è in disuso. Nessuno s’interroga più su niente. Origine, formazione, evoluzione. Dell’universo poi. Figuriamoci. Peggio che andar di notte. La cosmo(a)gonia, invece, è in grande spolvero. Domina la scena, nutre i retroscena. Ripropone caoslandia. Si propaga attraverso formule ibride, linguaggi artefatti, insensatezze logico-discorsive.

Come gli appoggi esterni. Formule da vecchia politica, amplessi che preannunciano coiti interrotti, abbracci spezzati. Il restare in maggioranza, minacciandone di non farne più parte, rivendicato dai partiti di centrosinistra per esempio. Il voler mandare a casa Melucci senza volersene andare a casa. Un papocchio indicibile. Un ossimoro non sconfessabile. I partiti non controllano più i propri eletti: è il solo gettone di presenza, gli emolumenti da percepire a fine mese, la religione laica del ‘tengo famiglia’, a controllare i propri – e quelli degli altri – eletti. Chi scrive che il sindaco di Taranto non avrebbe più una maggioranza, dopo l’ultimo allontanamento di una lunga serie di assessori (e di altri che potrebbero verificarsi in futuro) denota una scarsa lettura dell’esistente. Scarsissima. Questa legislatura durerà sino alla sua scadenza naturale.

Solo Melucci è nella possibilità di far fuori se stesso, in un gesto estremo di coraggio riparatore. Nessun documento sottoscritto da questa – o quella – segreteria politica gli torcerà un capello, lo farà traballare, potrà inficiare una verità così evidente. Non c’è Schlein, Conte, Emiliano che tenga. Il Pd rinuncia ai propri incarichi di governo cittadino? Immaginate Azzaro, Giorno, Mancarelli ritirarsi sull’Aventino? Accettare di andarsene a casa perché è stato il partito a chiederglielo. E la stessa cosa accadere con quelli dei Cinque Stelle e di “Con”.  Non siamo mica su “Scherzi a parte”, suvvia. Pirandello scriveva per vendicarsi di essere nato. Melucci fa finta di governare per vendicarsi di quanti lo hanno eletto. L’appoggio esterno è solo l’atto disperato, tragico di chi offeso è impossibilitato ad offendere. E si appoggia dall’esterno pur rimanendo all’interno.

Articoli Correlati

Il Vangelo secondo Matteo

Corre Melucci, veloce, spedito, verso i due Matteo. Per fare cosa? Per imprimere, forse, l'ennesimo moto inerziale alla propria parabola politica. Tutto ebbe inizio...

FATTI DI CRETA

Il pensiero-stupendo del capo di gabinetto del sindaco pubblicato in prima pagina. Neanche Rossana Rossanda avrebbe ricevuto un trattamento del genere. L'analisi sociologica retrocessa...

Taranto, la cultura è un’altra cosa

Non abbiamo una programmazione degna di questo nome. Siamo schiavi della dittatura delle sagre, dei soliti finanziamenti a pioggia dispensati alle solite associazioni. Il...