domenica 13 Ottobre 24

Dis-Accordo di programma

Storia molto deludente – e un po’ adolescenziale – di un articolo di giornale che rompe un’alleanza di governo (quella tra Pd e M5S) e straccia le deleghe in una mattina segnata da un freddo vento di scirocco. Attenti al fascismo degli antifascisti

Più che un Accordo è un Dis-Accordo di Programma. Neanche il tempo di preannunciarlo e decantarne le virtù, l’altro ieri a Roma, che già si stracciano le deleghe. S’inceppa la dialettica democratica. Si protocollano isteriche lettere di revoca. Alla fine costruisci un Rigassificatore – e un cementificio – ma demolisci un’alleanza politica e amministrativa. Ti prendi la Morselli (e il ministro Urso) e divorzi da Turco. Amoreggi con l’industrialismo e fai a pugni con l’ecologismo. Aumenti la produzione di acciaio e sfaldi la sinistra. Fai una verniciatura di facciata al siderurgico e imbratti di scarabocchi i muri a Palazzo di Città. Pietro Nenni, che Melucci non ha letto evidentemente, sosteneva che la politica non dovesse essere fatta con i sentimenti e “meno che meno con i risentimenti”. Che compromesso e arte della mediazione prevalessero, alla fine, sulle permalosità di ognuno di noi. Che il ragionamento non scivolasse nelle sabbie mobili delle proprie fragilità caratteriali. Le forze politiche avranno pure la possibilità di mostrarsi critiche circa la bontà di una scelta cosi importante. E affidare le loro perplessità, semmai, ad un intervento sulla stampa. In democrazia funziona così. La libera circolazione delle idee non s’imbriglia, non può essere imbrigliata, nella camicia di forza di una maggioranza politica. Di un Consiglio comunale che cambia la propria geografia interna – e rapporti di forza – alla velocità della luce. Altrimenti si è al cospetto di altro. Di un regime dispotico. Della casamatta del pensiero unico. Del fascismo degli antifascisti. E se il Dis-Accordo di Programma incontrasse altre resistenze che si fa? Se quelli di Europa Verde si ricordassero, ogni tanto, di essere pur sempre un movimento ambientalista, che si sta a teatro ma anche in piazza tra le gente, che rigassificatori e cementifici nulla hanno a che fare con un’idea sostenibili di futuro, specie in una città come Taranto poi, Melucci metterebbe alla porta anche loro? Suvvia. Secondo Borges, Shakespeare “somigliava a tutti gli uomini tranne nel fatto che somigliava a tutti gli uomini”. Proprio come il Dis-Accordo di Programma.

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