sabato 27 Luglio 24

Fuga per la sconfitta

Bonaccini perde. Melucci perde. Una certa gestione del potere – e dei rapporti del giorno dopo giorno – ha pagato il conto (salato) con le Primarie di ieri. Avviso ai naviganti: si legga Draconte e la sua legge di riforma ad Atene

Perde Bonaccini. Perde Melucci, suo grande elettore a Taranto. Perde l’idea di un potere autocelebrativo più a suo agio nel Palazzo che nelle piazze alla fine. Perde il proposito di rendere ostaggio delle istituzioni – e dei suoi rappresentanti – i partiti o quel che resta degli stessi. Perde la suggestione di una politica che possa fare a meno del proprio popolo. Che sembri quasi volerlo respingere, perché vissuto come elemento di fastidio. Un intralcio non previsto. Perde la tesi (ardita) che le classi dirigenti possano essere realmente tali, che basti la sola investitura democratica per governare la complessità. Perde il merito dignitoso, incapace di piegarsi al cospetto di risate sgraziate. Bonaccini vince in Puglia, ma non a Taranto e a Brindisi: le due province accomunate da un eguale destino economico e produttivo. Le due aree di crisi industriale i cui problemi – e sofferenze – travalicano ormai gli stessi confini regionali. Non è un dettaglio. Anzi. Chi era indietro nei sondaggi arriva prima al traguardo perché i quesiti irrisolti, le contrapposizioni non sanate, le sofferenze sedimentate negli anni, determinano soluzioni inaspettate. Epiloghi non paventati. Risultati straordinari. E’ la storia ad insegnarcelo con i suoi colpi di testa ammantati di normalità poco normali. La Schlein si prende la scena lì dove gli spazi di una gestione dell’esistente sono divenuti più larghi e lacunosi. Nei luoghi dove il conflitto ha la meglio sulla proposta conciliante; e le discese finiscono col diventare salite ripide e impervie. C’è qualcosa di ulteriore nelle Primarie del Pd che si sono svolte ieri. Qualcosa d’irrisolto. Qualcosa di non detto. Che c’entra poco con la contesa politica; con la guida di un partito. Con i conteggi dei voti. Con i propositi, legittimi, di dare nuova vita alla sinistra italiana. Qualcosa che ci ricorda Draconte: il primo legislatore di Atene che pose fine, attraverso una riforma, alla cultura della vendetta. Nella città della Magna Grecia (con la parola Grecia troppo spesso abusata) un Draconte non esiste. Non è mai esistito. Avrebbe fatto le fortune di Bonaccini. Aiutato Melucci. E reso gli sconfitti, che credevano già di aver vinto, un pò meno soli dopo le Primarie di ieri.

 

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