Che strana la società tarantina, microcosmo di quella italiana: mostriamo di avere un senso civico, d’infervorarci, di far nascere dal nulla falsi profeti della fuffa, in maniera altalenante. Magari fossimo come i francesi. E la Francia. Un Paese laicamente incazzato
Attenti al radicalismo: incancrenisce i problemi, esaspera la stupidità degli stupidi. Non discerni con la faziosità. Semmai avalli il settarismo della cause perse. L’esaltazione degli ultimi. L’esatto contrario di una prassi gradualista. Di chi traguarda gli obiettivi un passo per volta. Si prenda Taranto, ma l’esempio potrebbe valere per mille altre realtà municipali. Una città sempre più votata ai messaggi fondamentalisti. Alle scorciatoie dei furbastri. Qualsiasi sia il campo del contendere (e dell’intendere). L’ambiente. L’industria. Lo sport. L’economia. La politica. Il pendola della discussione – al pari di quello di Foucault, descritto in uno romanzo di Umberto Eco – demonizza la paranoia. Il sotterfugio esoterico. E lo schema binario: amico-nemico. Ma, la realtà, è quasi sempre più complessa di come certe rappresentazioni semplicistiche la raffigurino. Più chiaroscura del bianco e nero di continuo evocato (una doppia iattura per il sottoscritto, dalla ferrea fede calcistica milanista).
Si scende giustamente in piazza per i fatti tragici e disumani che stanno accadendo in Palestina, ma restiamo indolenti su molto altro. Sul fatto per esempio che 400 mila pugliesi, come ci racconta il rapporto Gimbe, abbiano rinunciato a curarsi. Più del 10% della popolazione censita. Che il carrello della spesa diventi sempre più povero. Che il diritto all’istruzione, specie quella di qualità, sia ritornata ad essere prerogativa dei soli ricchi. Come agli inizi del secolo scorso, prima delle riforme varate dai governi che annoveravano culture politiche laiche al proprio interno. Che l’ilva rischi di chiudersi senza aver ancora effettuato le bonifiche. Che il Porto sia sempre più avvolto nelle nebbie, pur avendo sempre il sole da queste parti. Che l’informazione e il diritto di critica siano schiavi di un’editoria tutt’altro che pura. Che il lavoro si precarizzi; e i lavori scompaiano.
Che. Che. Che. L’elenco è lungo e mortificante. Noi, diversamente dai francesi, non c’interessiamo di noi. Non lottiamo. Non ci battiamo. Preferiamo giraci dall’altra parte. Siamo indifferenti pur odiando gli indifferenti. Ecco: il nostro senso civico è altalenante. Va a giorni. A tema preconfezionato. Inseguendo il protagonismo settario degli stupidi eletti a nuovi profeti della fuffa.