Chi parla di tradimento dei tarantini dopo l’intesa dell’altro giorno sull’Ilva? Chi, quando era a Palazzo Chigi, nel Conte I e Conte II, dichiarava di voler trasformare la più grande fabbrica siderurgica d’Europa in un parco giochi. Chi ha determinato, per lunghi anni, la scomparsa dai radar cittadini del Contratto Istituzionale di Sviluppo. Chi dava per certo, imminente, l’investimento da 300 milioni di euro di Ferretti Group. Attenti a quei due. Ai gemelli diversi della politica locale
Attenti a quei due. A Tony Curtis. A Roger Moore. I gemelli diversi della politica tarantina. Il senatore: Mario Turco; il consigliere comunale: Annagrazia Angolano. Portatori sani di demagogia un tanto al chilo. Dispensatori, in diretta streaming, di straripanti ricette populiste. Entrambi non dicono niente, ma credono di dirlo benissimo. Replicando lo schema ipotizzato da Giano Accame per un giovane Gianfranco Fini. Il caso Ilva è paradigma perfetto di questa anoressia di verità. Del ribaltamento della realtà per mero opportunismo politico. Del due di due, espressione corretta e aggiornata dell’uno vale uno: a lungo mantra ideologico di un grillismo che da comico si fece psicopolitico.
Il Movimento che, in ben due governi, il Conte I e il Conte II – la vendetta, prometteva di far diventare lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa una sorta di parco giochi, oggi grida allo scandalo. Al tradimento dei tarantini (quello dei chierici, invece, si è già consumato). Alle intese sbertucciate. Perché l’Ilva va chiusa, senza se e senza ma, già domattina. Chiusa come l’hanno chiusa loro, forse. Diversamente chiusa, magari. Relegata in un grande bagno turco dell’ipocrisia, con il vapor acqueo al posto della diossina. Ad inumidire i pensieri, a bagnare nella cattiva memoria le promesse elargite e mai mantenute. In questo manicomio, sottolineerebbe ancora una volta il grande Totò, accadono cose da pazzi.
Al senatore Turco dobbiamo, a lui tarantino, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, vicepresidente nazionale del Movimento divenuto più partito dei vecchi partiti, la scomparsa dai radar cittadini del CIS: il Contratto Istituzionale di Sviluppo. Per diversi, lunghi anni. La dipartita di circa 800 milioni di euro che, neanche a Chi l’ha visto?, sapevano più che fine avessero fatto. I trionfalistici proclami sull’insediamento produttivo, mai realizzato, nell’ex Yard Belleli di Ferretti Group: un progetto di 200 posti di lavoro; e un investimento, complessivo, tra parte pubblica e privata, di oltre 300 milioni di euro.
Fallimenti inanellati uno dopo l’altro che meriterebbero autocritica, riflessioni profonde, invece che retoriche conferenze stampa. Da celebrare assieme all’altra metà dell’intero. La nuova pasionaria di un ambientalismo dal consenso facile. All’improvviso, debordante. Moralizzante e protervo. Il coming out che non ti aspetti, dopo anni di un altro mestiere che non lasciava presagire niente di tutto questo. Sparale una foto, colpirai di più senza uccidere a nessuno. Se davvero volete che l’Ilva si chiuda, diventi altro, lasciate perdere gli ingegneri del caos.