sabato 27 Luglio 24

UNO VALE UNO

Dove c’è Conte, sovente, c’è Turco. Un passo dietro. Un passo di lato. Un passo e chiudo. Il Conte Turco riuscirà a salvare la sinistra italiana dalla sua inconcludenza? Certo che sì. CosmoPolis vi spiega come

Un Conte Turco. Il primo avanti, il secondo subito dietro. A ruota. In scia. Come certi ciclisti lanciati all’inseguimento del più bravo. Un incedere da paso doble, il loro. La danza dal tempo binario. Altro che primarie. Con la pioggia. Con la neve. Con il solleone. Non c’è Conte senza Turco. Non può esserci Turco in assenza di Conte. Riuscire a separarli è operazione vana, se non impossibile. Basta vederli, i due, per capire quando valida sia l’asserzione a Cinque Stelle: “uno vale uno”. Non esistono differenze, distinguo, sensibilità soggettive nella società distopica auspicata dal Movimento che incarna il populismo dei nostri giorni. Neanche i comunisti più bigotti si erano spinti sino a tanto in passato. Nonostante le diverse Internazionali, il cazzeggio ideologico, le ipocrisie partitiche, i compagni compresero alla fine come l’eguaglianza, quella sostanziale, sia destinata a perire in assenza di afflati liberali. Praticamente quello che poi sarebbe avvenuto nei Paesi del blocco sovietico. Implosi nel malcelato tentativo di velare contraddizioni interne evidenti e violente. Conte, invece, dopo aver governato con la Lega di Salvini, la destra peggiore che esista in Italia, è divenuto sinistro per una sinistra sempre più esangue. Un tempo kennediano (vero, Walter Veltroni?), l’internazionalismo di Peppo Conte strizza gli occhi a Trump. E ondeggia in Parlamento tra le ragioni della pace e l’abbandono al proprio destino del popolo ucraino. A proposito delle magnifiche e progressive sorti dello sconclusionato progressismo tricolore.

Turco, l’inseguitore ravvicinato di Conte, la spalla che scruta e non osa, l’ombra che non fa ombra, preferisce gli incarichi di governo alle dottrine politiche. La pratica al pensiero. In pochi però ricordano che, solo qualche anno fa, ricoprì il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Forse perché non pervenuto. Che il Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto si sia perso nel sottoscala della Prefettura. Che passato all’opposizione del governo cittadino il Conte Turco parli meno, stigmatizzi poco, s’interroghi pochissimo sull’operato del sindaco Melucci. Uno vale uno. Cioè, quanto? Il passo che segue. Un passo indietro. Passo e chiudo.  

Articoli Correlati

Il Vangelo secondo Matteo

Corre Melucci, veloce, spedito, verso i due Matteo. Per fare cosa? Per imprimere, forse, l'ennesimo moto inerziale alla propria parabola politica. Tutto ebbe inizio...

FATTI DI CRETA

Il pensiero-stupendo del capo di gabinetto del sindaco pubblicato in prima pagina. Neanche Rossana Rossanda avrebbe ricevuto un trattamento del genere. L'analisi sociologica retrocessa...

Taranto, la cultura è un’altra cosa

Non abbiamo una programmazione degna di questo nome. Siamo schiavi della dittatura delle sagre, dei soliti finanziamenti a pioggia dispensati alle solite associazioni. Il...