sabato 27 Luglio 24

Il Mediterraneo affoga in un mare di plastica

Il Mare nostrum è quello messo peggio in Europa. La concentrazione di micro-plastiche sulla superficie supera in alcune zone i 64 milioni di particelle per chilometro quadrato. Nel 2050 potrebbero esserci più rifiuti in plastica che pesci nell’oceano

Il Mediterraneo è il mare europeo più inquinato di plastica. Come riporta Ispra, le densità dei rifiuti totali riscontrate in Italia risultano marcatamente più elevate rispetto a quelle di altri mari europei. Per confrontare i valori, nel Mar Baltico sono stati ritrovati 40 oggetti ogni 100 metri, nel Mar Nero 106 e nel Mare del Nord 233. Secondo l’organo ambientale delle Nazioni unite (Unep), ogni giorno si depositano nel Mediterraneo 730 tonnellate di plastica. La concentrazione di micro-plastiche sulla superficie del mare supera in alcune zone i 64 milioni di particelle per chilometro quadrato. La penetrazione dei rifiuti umani negli ecosistemi più lontani, e apparentemente irraggiungibili, dipende in primo luogo dalla loro massiccia diffusione.

Ogni anno i Paesi membri dell’Unione europea producono milioni di tonnellate di rifiuti composti di imballaggi in plastica, tra le principali forme di plastica monouso. Un dato che, inoltre, anziché calare risulta in preoccupante aumento. E che è solo molto marginalmente controbilanciato da un maggior ricorso alle pratiche di riciclo, oggi ferme in Europa a meno del 40%. I rifiuti prodotti dagli esseri umani raggiungono ogni ecosistema e la loro presenza è attestata persino sul fondale della fossa delle Marianne, depressione oceanica profonda quasi 11.000 metri e uno dei luoghi più remoti e irraggiungibili della terra. I mari e gli oceani in particolare contengono già una grande quantità di rifiuti, che spesso si depositano anche negli ambienti costieri. Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze estremamente nocive per gli equilibri degli ecosistemi oceanici e marini e per le specie che li abitano, che spesso ingeriscono oggetti estranei o vi rimangono intrappolati. Ma a subirne le ripercussioni è anche la nostra salute, visto che attraverso la catena alimentare veniamo a contatto con una serie di agenti chimici i cui effetti nel medio e lungo termine sono ancora poco conosciuti. Un bel guaio se si considera che le percentuali di rifiuti prodotti, e finiti in mare, è destinato a salire nei prossimi anni.

Secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo nel 2050 potrebbero esserci più rifiuti in plastica che pesci nell’oceano. I materiali più problematici in questo contesto sono le plastiche monouso, che compongono bottigliette, posate usa e getta e sacchetti. Si stima che almeno 150 milioni di tonnellate di plastica si trovino oggi negli oceani, e ogni anno altri milioni fanno il loro triste ingresso.

L’Adriatico è il mare italiano dove sono stati ritrovati più rifiuti in rapporto all’estensione dell’area litoranea (in totale 547 oggetti ogni 100 metri), seguito dal Mediterraneo occidentale (525). Ultimo invece il Mar Ionio con 229 oggetti ritrovati. Invertire questa pericolosa tendenza è ancora possibile? Il nostro mare è gravemente malato, ma a pochi sembra interessare tutto questo. Servono interventi urgenti se non vogliamo mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza futura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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