sabato 27 Luglio 24

Mezzogiorno e Recovery, le verità nascoste

Lo spacciano per un successo, ma in realtà si tratta di una sconfitta. Piuttosto consistente, anche. Pagata dal Mezzogiorno d’Italia al resto del Paese. Roba da mandare su tutte le furie gente come Gaetano Salvemini, Guido Dorso, Manlio Rossi Doria se solo fossero qui ancora con noi. Fieri meridionalisti di un meridionalismo che ha insegnato alla nazione l’originalità delle analisi, la passione competente, la profondità del pensiero. Cerchiamo di fare chiarezza sui fatti che hanno portato il Parlamento italiano a recepire la proposta del Recovery – altrimenti chiamato PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) – predisposta dal governo Draghi. All’Italia spetterà la fetta più grossa della torta: 248 miliardi di euro. Di questa cifra-monstre la stampa tutta, di regime e non, il giornalista-collettivo per dirla con le parole di Giuliano Ferrara, ha raccontato la favola che a beneficiarne in larga parte sarà il Sud. Con ben il 40% dell’intera somma destinata al Belpaese. Vero. Verissimo. Peccato che si ometta di completare il ragionamento, terminare il racconto per amore dei fatti così come sono. E non come si vorrebbe lasciarli apparire. E i fatti dicono che senza il Mezzogiorno, senza il suo numero di abitanti, il suo tasso di disoccupazione, il suo pil medio pro capite, l’Italia non avrebbe mai e poi mai preso tutti quei soldi dall’Europa. Con e senza la pandemia. Una debolezza, insomma, che si è rivelata opportunità di medio e lungo periodo come sovente accade. Il racconto, poi, presenta un’altra colossale omissione. Una svista non casuale. Considerati i parametri fissati dalla UE, l’Italia avrebbe dovuto attribuire non il 40 ma il 65% del suo Recovery Plan ai territori localizzati da Roma in giù. Passando dagli attuali 99,2 miliardi ai 161,2 finali. Così come recita alla lettera il dispositivo comunitario. Una differenza non da poco. Altro che grande successo del Meridione, come la grande stampa nazionale ha raccontato in questi giorni. Mediante titoli a caratteri cubitali e commenti seriosi dei soliti specialisti orfani di obiettività. Ma il grosso del potere informativo risiede altrove, lontano da queste latitudini. Al pari delle redazioni giornalistiche più importanti. In un luogo altro rispetto al Sud che alla conversione ecologica, alla modernizzazione infrastrutturale, all’inclusione sociale, dovrebbe saper (e voler) puntare sulla nascita – e la valorizzazione – di agenzie culturali, università deputate all’elaborazione dei saperi, fogli e riviste pensati in loco e non altrove. Autonomia in luogo di eterodirezioni: offensive e prolungare, che sanno di colonizzazioni senza colonizzatori. L’Italia consegue il Recovery grazie al Sud e se lo porta al Nord. E lascia che una sonora sconfitta sia raccontata come uno straordinario successo. Con buona pace dei nostri insigni meridionalisti che, a far data da ieri, si staranno rivoltando nella tomba. La solita, inguardabile, sinistra di palazzo tace. Fa finta di niente. Non è una novità, purtroppo…

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