Dopo “Abbate tutta la vita” bisognerà dare maggiore vigore ai numeri pericolanti del Consiglio comunale. Melucci, per il tramite dell’assessore Ciraci, studia il da farsi
Diciassette voti non sono sufficienti per tirare un’intera legislatura. Servirebbero poco persino se si volesse semplicemente tirare a campare. Il sindaco di Taranto lo sa, per questo si guarda attorno. Valuta il da farsi, ragiona sugli spazi non ancora occupati. Quel numero va fatto lievitare, irrobustito, altrimenti sarà dura. Una sorte di stillicidio ogniqualvolta andrà convocato il Consiglio comunale. “Abbate tutta la vita” ha aperto uno squarcio nei rapporti tra gli alleati, certificato una debolezza frustrante, trasformato la ricerca del numero legale in un legal thriller. A chi chiedere aiuto? Da dove potrà arrivare il (pronto) soccorso sperato?
Considerato che parte cospicua dell’attuale opposizione, quando serve, si alza per marciare compatta fuori dall’Aula, a restare fuori (cioè dentro) da questo schema sono sempre i soliti. Il consigliere Boshnjaku; il consigliere Fiusco. E’ verso di loro che il sindaco, attraverso suoi emissari, l’assessore Ciraci per intenderci, ha iniziato una sorta di pressing preventivo. Un’opera di convincimento perché si ricominci da dove si era deciso che finisse. Per il bene della città, per la salvaguardia delle poltrone, perché nessuno vuole andarsene a casa e rinunciare a pesanti gettoni di presenza. L’ordine d’importanza di questo trittico d’intenti, comincia of course dalla fine. Altro da questa legislatura non è possibile attendersi.