Rinuncia alle deleghe assessorili in Provincia, il consigliere comunale iscritto al gruppo Misto vorrebbe la presidenza di Kyma Ambiente per sè. La politica tarantina somiglia sempre più al punto cieco, richiamato dallo scrittore spagnolo: Javier Cercas
Rinuncia alle deleghe assessorili ricevute ieri in Provincia da Melucci (Viabilità e Rapporti con le Partecipate) perché vorrebbe fare il presidente di Kyma Ambiente al posto di Mancarelli. Fenomenologia di Salvatore Brisci, consigliere comunale iscritto al gruppo Misto. Mancava soltanto questo nel dedalo della politica tarantina: un Brisci di lotta e di governo. Oggi di qua; domani, chissà, forse di là. Se non siamo all’eterogenesi dei fini, poco ci manca. Le consultazioni con i partiti, avviate dal sindaco di Taranto nei giorni scorsi, sono terminate; la sintesi, invece, è ancora lungi dall’essere trovata. Si naviga con mare forza 9, e con una bussola rottasi nel bel mezzo di una tempesta, dalle parti di Palazzo di Città. L’altro ieri, il consigliere Boshnjaku si è dimessa dalla presidenza della Commissione Bilancio. I bene informati raccontano di forti distinguo che attraversano la maggioranza di governo un giorno sì e l’altro pure. Distinguo è, chiaramente, un eufemismo che utilizziamo per grazia ricevuta.
E’ una disputa che si gioca, ormai, solo sugli incarichi da dispensare. Sulle poltrone da occupare. Sul potere – o quel che resta dello stesso – che va tirato dalla propria parte e sottratto alla parte avversa. Il progetto, la proposta, non esistono più. Far passare altri tre anni così è dura, chiunque dovesse arrivare dopo si troverà a gestire una situazione complicatissima. Nessuno vuole andare a casa, ma a casa rischia di restare a lungo la città. Relegata in un punto cieco, in un minuscolo luogo, per dirla con le parole dello scrittore spagnolo Javier Cercas.