giovedì 1 Maggio 25

Corsa a sei con l’incognita finanziaria sul Comune

Le casse dell’ente se non sono vuote poco ci manca. Chiunque dovesse vincere la competizione amministrativa di maggio, si troverà ad affrontare una situazione delicata. Come si è giunti a tutto questo? Leggere CosmoPolis per saperlo

Con i sei candidati sindaci, con un migliaio circa di pretendenti a sedere nel prossimo Consiglio comunale (troppi per una città che non arriva neanche a 190 mila abitanti), con le 28 liste ufficializzate, si è di fatto aperta la competizione amministrativa di Taranto. Una finestra di un mese che, in caso di ballottaggio, avrà una coda ulteriore di altri quindici giorni. I tempi sono serrati, fulminei. A memoria d’uomo, si tratterà della campagna elettorale più breve della storia contemporanea. Almeno per ciò che concerne la città dei due mari. L’entusiasmo è legittimo, finanche auspicabile: la democrazia vive, e si sostanzia, nei passaggi elettorali. In quel tornante che si suole definire vincolo rappresentativo: con gli elettori da una parte e gli eletti dall’altra. Nonostante gli algoritmi e la confusione che, per dirla con le parole di Giuliano da Empoli, corroborano le tesi “degli ingegneri del caos”. Di un populismo altrimenti definito malattia senile dei nostri sistemi liberal-democratici.

Ma, le frenesie eccitate del momento, i baci e gli abbracci di piazza, la volgarità sempre più instupidita dei social, non devono far dimenticare la realtà. Allontanarsene troppo, dalla realtà of course, rischia di rivelarsi pericoloso. E d’inciampare, eventualmente, nelle maglie strette di una verità artatamente sottaciuta. Chiunque dovesse affermarsi nel voto di maggio, è bene che si sappia, dovrà cimentarsi con una situazione finanziaria a dir poco preoccupante. Il piatto delle casse comunali piange, le diverse aree amministrative lamentano situazioni già vissute in un passato non troppo lontano. E la parola dissesto, sebbene in pubblico nessuno osi pronunciarla, nei colloqui privati viene evocata sempre più spesso. Da alcuni mesi, ormai. Mancano le risorse per gestire il patrimonio immobiliare dell’ente; la società multiservizi drena denaro pubblico al pari di un’idrovora installata per le vie cittadine dopo un lungo nubifragio. Sulla partecipata Kyma Ambiente, mai tanto inchiostro è stato diffuso per vergare i nostri resoconti giornalistici.

Altro racconto meriterebbe invece l’inceneritore pubblico, di proprietà sempre di Kyma Ambiente: dismesso da decenni, ma puntualmente riproposto nei bilanci comunali per un valore pari a circa 40 milioni di euro. Finanza creativa che incenerisce e s’incenerisce. Nient’affatto semplice governare la Taranto degli anni a venire. Nessuno lo dice, nessuno ne parla, nessuno se ne preoccupa. Adesso è il momento della festa, dei sorrisi falsi che non si negano a nessuno, dei comitati elettorali a digiuno di affari. Pecunia non olet: il denaro non ha odore, ma può creare dolori.

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