Niente accordo con AVS sulla candidatura di Vendola, il Pasolini di Terlizzi. Antonio pronto a gettare la spugna. L’ideologia alle cime di rapa del centrosinistra pugliese
Scorrono i titoli di coda sulla telenovela pugliese. Peggio delle nostre estati umide c’è solo la politica con i suoi protagonisti senza grazia. La pessima recitazione di un centrosinistra ostaggio di se stesso, l’ideologia alle cime di rapa sconfinata mani e piedi nelle dottrine politiche. La svolta è vicina. Decaro è più fuori che dentro nella corsa alla presidenza della Regione. I rossoverdi di AVS, neanche s’indossasse la maglia della Ternana calcio in una festa di partito, sono categorici. Vendola non si tocca, decidiamo noi e solo noi se candidarlo nelle nostre liste, Antonio se ne faccia una ragione. Come confida Angelo Bonelli a Carmine Caruso sul Foglio: “Vorrei sapere chi muove Decaro. Chi è il suo consigliere. Deve essere uno molto in alto, ma molto”. Il riferimento è a Renzi; e allo spettro che agita ogni pensiero – e ragionamento – nell’Italia dei depistaggi senza tempo e delle verità secretate. I poteri forti abili nel fare i forti, alla fine, soltanto con i deboli.
Il castello di rabbia spazzato via da un refolo di vento, i sensali richiamati a Roma. Tutto sembra più logico nel manicomio pugliese. Il sopravvalutato Antonio avrebbe deciso di restarsene in Europa; Vendola, il Pasolini di Terlizzi, è un’opportunità alla fine. Toglie Antonio dall’imbarazzo di una candidatura alla presidenza della Regione più subita che voluta. Come nel Gioco dell’Oca, si torna alla casella di partenza. Il campo largo esiste (e resiste) nonostante tutto. Tanto dall’altra parte c’è il campo santo.


