giovedì 20 Marzo 25

Dopo Taranto anche l’Europa mette alla porta il M5S

L’Internazionale Socialista non li vuole. I Verdi europei neanche. Fare ricorso a Groucho Marx serve poco a Giuseppe Conte. Evviva le dottrine politiche

In Italia vorrebbero essere la sinistra, spostarsi da Grillo a Berlinguer, complice un Pd moribondo. In Europa nessuno li vuole. E’ il destino del Movimento Cinque Stelle. Cacciati anche dalla giunta municipale di Taranto. Ma questa è un’altra storia che, molto presto, vi racconteremo. Al di là – e al di qua – di analisi conformiste, ciclostilate, poste in essere dal solito Giornalista Collettivo. Nella scorsa legislatura parlamentare i pentastellati tentarono, con Di Maio, d’iscriversi all’Internazionale Socialista. Chiesero di sedere, a Strasburgo, nel gruppo di riferimento dei progressisti europei. La loro richiesta venne bocciata all’istante. Nessun riformismo, forte o debole che sia, calato dall’alto o assurto dal basso, potrà mai mischiarsi con pratiche populiste. E il pragmatismo, la competenza rifuggono dalla cultura del “vaffa”. Nei giorni scorsi Giuseppe Conte, uno che ricorda Groucho Marx quando diceva “Questi sono i miei principi, ma se non vi piacciono ho anche questi altri”, ha provato a chiedere ospitalità ai Verdi Europei. Anche in questo caso, la risposta non si è fatta attendere. I Verdi italiani, con Angelo Bonelli, hanno alzato muri invalicabili. Frapposto argini a difesa di possibili – e non ricercate – contaminazioni. L’ecologismo, quello serio, non si sposa con la demagogia un tanto al chilo. La vicenda dello stabilimento siderurgico di Taranto, tanto per essere chiari, non può essere derubricata a parco giochi. A promesse da marinaio fatte pervenire giusto nelle settimane che anticipano il voto. In Italia vorrebbero essere la sinistra, hanno smesso la cravatta per indossare maglioncini con il collo alla dolce vita, in Europa continuano a vagabondare senza certa meta. Quasi fossero dei reietti. Sarà colpa del reddito di cittadinanza? Sarà la vicinanza di Marco Travaglio? Sarà la voce alla Tina Pica di Conte stesso? O, forse, c’entra semplicemente la politica. Con le sue regole. Con i suoi modelli interpretativi. I suoi riferimenti storci. Le sue dottrine filosofiche. Che in Italia potranno anche non contare più nulla. Ma, in Europa, continuano ancora a segnare la differenza tra l’artificio e la fatica della coerenza. Altro se la segnano…

 

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