Leggere l’ultimo rapporto di Unioncamere e Anpal per capire, ancora di più, la scarsa qualità delle nostre classi dirigenti. Con personale poco qualificato gestire l’operazione del Pnrr diviene un’impresa quasi proibitiva
Investire di più – e meglio – sul capitale umano. A cominciare dagli Enti Locali. Il Rapporto Unioncamere-Anpal fornisce un quadro preoccupante circa la qualità media di dirigenti e impiegati della nostra Pubblica Amministrazione. Il numero di laureati, per esempio, è il più basso in assoluto se comparato con tutti gli altri Paesi dell’area Ue. Il 27% degli operatori esperti sono over-60 e il 21% dei funzionari ha un’età superiore ai 60 anni.
Nei prossimi anni sarà necessario operare un significativo ricambio di quadri e strutture intermedie. Come andrà gestito, anche in considerazione dell’attuazione del Pnrr? Sarà opportuno sostituire i profili operativi in uscita o concentrarsi su funzioni e professionalità più qualificate? Interrogativi, questi, che dicono molto dei ritardi del Paese. E di una burocrazia, nata storicamente sulla falsariga dell’esperienza napoleonica in Francia (pur non annoverando, alla stregua del Paese transalpino, una scuola di alta formazione di quadri dirigenziali), più parte dei problemi della nazione che possibile soluzione degli stessi.
La classe dirigente non è solo il ceto politico. Questa è una definizione limitata e limitante, solo italiana. Nella classi dirigenti rientrano a pieno titolo i funzionari posti alla testa delle nostre strutture amministrative. I rappresentanti sindacali. I direttori di giornali. I responsabili dei cosiddetti corpi intermedi. Gli amministratori delegati delle grandi aziende private. Dove si selezione tutta questa gente in epoca segnata da pensieri liquidi e vacuità social? In un Paese, tra l’atro, che coltiva un disagio culturale dinanzi al merito. Il tema è di fondamentale importanza, se vogliamo approcciarci al futuro come meno patemi d’animo. Se consideriamo l’avvenire la più straordinaria delle opportunità umane. Peccato interessi pochi. Quasi nessuno. Meglio indirizzare il dibattito verso altri lidi. Il potere – e le rendite di posizione – così facendo possono continuare a proliferarsi senza subire particolari fastidi.