“Bisognerà pure arrivare a dire la verità. Lo stabilimento non sta tirando le cuoia a causa di una crisi produttiva o di mercato; lo stabilimento siderurgico non era avviato al fallimento”
“Una fine annunciata, inesorabile, alla quale ci rifiutiamo di arrenderci. Le responsabilità sono diverse e molteplici si deve andare oltre: la storia di Taranto siderurgica non può finire per colpa dei responsabili e nella nell’indifferenza dei complici che l’hanno voluta e perseguita. ”Lo afferma in una nota il segretario provinciale del Partito Socialista Italiano, Paolo Castronovi.
“Una fabbrica, e quella siderurgica in particolare, non si può pensare di trasformarla in un campo di fiori, ma rispettando le norme, quelle vigenti in materia di sicurezza per chi ci lavora e di salvaguardia dell’ambiente, per chi ci vive accanto e intorno, è possibile stabilendo parametri, obiettivi perseguibili di protezione della salute, risanamento e salvaguardia ambientale, che richiedono risorse e investimenti certi. Richiedono altresì scelte condivise che mal si conciliano col rifiuto pregiudiziale.
In Italia abbiamo scelto di decarbonizzare la siderurgia, a differenza di altri paese europei, che continuano a produrre acciaio con gli altiforni ed il ciclo integrale. – Sottolinea – Una scelta di politica industriale corretta che, per non pregiudicare le nostre performance di competizione sul mercato interno e globale, deve coerentemente misurarsi con l’approvvigionamento del gas, per alimentare i forni elettrici, e la produzione del preridotto senza i quai non c’è decarbonizzazione. E comunque non ci sarà decarbonizzazione a Taranto se continueremo a rifiutare il combustibile il DRI.
In pratica dopo il danno che abbiamo subito, subiremo la beffa di vedere realizzata altrove la decarbonizzazione e gli impianti green per cui ci siamo battuti. – Prosegue la nota – Stanno accelerando sulla chiusura definitiva delle batterie, segnale evidente che non c’è alcuna intenzione di salvare la nostra fabbrica. Su questa scelta, che si va compiendo, il governo va stanato piuttosto che agevolato fornendogli alibi che gli consentono di scaricare su di noi un disegno scellerato e preordinato.
Il Partito Socialista di Taranto si rivolge agli eletti che tra qualche settimana sederanno nei banchi della Regione di maggioranza o di opposizione chiedendo loro di sventare questo ulteriore scippo ed ai rappresentanti della produzione a tutti i livelli sindacale o datoriale di mobilitarsi per impedire lo “scippo”.
Bisognerà pure arrivare a dire la verità. Lo stabilimento ex Ilva di Taranto non sta tirando le cuoia a causa di una crisi produttiva o di mercato; lo stabilimento siderurgico non era avviato al fallimento. – Conclude Castronovi – L’acciaio prodotto serviva il mercato italiano che ora deve importare acciaio dall’estero.
Pensare ad un territorio condannato a vivere di assistenza dopo aver linciato un insediamento produttivo che distribuiva lavoro e benessere, senza poter tentare nemmeno soluzioni di alleggerimento dell’impatto ambientale di un centro siderurgico, meriterebbe la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per portare alla luce le vere responsabilità e segnalarle ai lavoratori e alle comunità che vedranno cambiare la prospettiva del loro futuro per generazioni.”


