Il primo cittadino raccoglie le istanze di associazioni, sindacati e ambientalisti in vista dell’incontro con il ministro Urso. Il messaggio è chiaro: no a decisioni imposte dall’alto
Inizia con un gesto forte la nuova era del sindaco Piero Bitetti a Taranto. Nel suo primo giorno di lavoro, il primo cittadino convoca a Palazzo di Città i principali attori sociali ed economici per discutere del futuro dell’ex Ilva. Un confronto di oltre due ore che ha visto ieri la partecipazione di Camera di Commercio, Confindustria e principali sigle sindacali, con la sola assenza dell’Usb che declina l’invito ritenendo insufficiente il tempo dedicato alla discussione.
Nel Salone degli Specchi si confrontano visioni diverse ma accomunate dalla necessità di un cambio di passo. Da un lato le associazioni datoriali, guidate da Confindustria e Aigi, che chiedono una riconversione industriale sostenibile mantenendo la produzione, con un processo graduale che passi anche attraverso soluzioni ponte come il gas. Dall’altro gli ambientalisti, rappresentati tra gli altri dal WWF e dal Comitato Genitori Tarantini, che invocano una chiusura definitiva degli impianti e l’avvio immediato delle bonifiche. In mezzo i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, alla ricerca di garanzie concrete per i lavoratori diretti e dell’indotto.
“Questa amministrazione non accetterà più accordi calati dall’alto”, dichiara Bitetti, preparandosi all’incontro in videoconferenza previsto per domani con il ministro delle Imprese Adolfo Urso. “La nostra città ha già pagato un prezzo altissimo in termini occupazionali, sanitari e ambientali. È tempo di costruire insieme un futuro diverso: equo, sostenibile e condiviso”.
La sfida è quella di trovare una sintesi tra le diverse posizioni per costruire un futuro sostenibile per Taranto. Un compito non facile, considerando che Casartigiani denuncia il collasso dell’indotto e l’aumento delle richieste di cassa integrazione, mentre gli ambientalisti ricordano la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla chiusura dell’area a caldo. Il nuovo sindaco si presenta così al tavolo ministeriale forte di un mandato chiaro: qualsiasi decisione dovrà passare attraverso un reale confronto con il territorio.
Fiom: “Serve l’intervento dello Stato per garantire la continuità produttiva”
“L’Accordo di programma così com’è non ha una vera prospettiva industriale, occupazionale ed ambientale”, ha dichiarato il segretario generale della Fiom-Cgil di Taranto, Francesco Brigati, presente all’incontro insieme ai colleghi Patrizio Di Pietro, Ignazio De Giorgio e Giuseppe Romano per la Cgil. Secondo il sindacalista, l’accordo sembra configurarsi principalmente come una garanzia per Baku Steel company riguardo la nave rigassificatrice e il dissalatore nel porto di Taranto.
Sul tema della continuità produttiva, Brigati ha evidenziato che “i 200 milioni stanziati dal governo non sono sufficienti” e che “il problema della liquidità si ripresenterà tra qualche mese”. Il sindacato chiede un adeguamento del piano di ripartenza dopo l’incidente all’Altoforno 1, con investimenti mirati e un piano di decarbonizzazione con obiettivi chiari nel breve periodo. Particolare preoccupazione è stata espressa per i 4.050 lavoratori interessati dalla nuova procedura di cassa integrazione, oltre ai 1.600 dipendenti di Ilva in amministrazione straordinaria e ai lavoratori dell’appalto. “L’unica soluzione possibile”, ha concluso Brigati, “è l’intervento dello Stato per garantire la continuità produttiva e guidare la transizione ecologica”.