Intervista al dirigente nazionale dell’Udc, Salvatore Fuggiano. “Sbaglia Melucci nel considerare una squadra di calcio un mero soggetto di diritto privato. Attiene moto altro, le passioni collettive, le identità plurali”
Salvatore Fuggiano, la politica sta mostrando ritardi imperdonabili sui Giochi del Mediterraneo di Taranto. Ritardi che si sommano ad altri ritardi.
“Il Governo dovrà firmare i decreti attuativi quanto prima, mettere nelle condizioni il commissario straordinario di poter procedere con l’avvio dei cantieri. E non vanificare il grande lavoro che Ferrarese ha compiuto in questi mesi. Se stiamo ancora qui a parlare di questo importante evento sportivo lo dobbiamo soltanto a lui. Lo ripeto: soltanto a lui”.
Ma perché, secondo lei, il governo tergiversa?
“Perché, delle volte, politica ed apparati burocratici percorrono strade differenti. Parlano lingue non assimilabile. Sono interessati a tempistiche per così dire poco convergenti. Sono sicuro, però, che questo governo, i ministri coinvolti nel processo decisorio, consegneranno nei prossimi giorni i decreti firmati al commissario”.
I dati sulla stagione turistica narrano una Puglia in chiaroscuro. Perdono, in termini percentuali, territori come il Salento e il Gargano. Cresce, invece, la Valle d’Itria. Taranto, ancora una volta, risulta non pervenuta.
“Ho letto quanto da lei scritto su questo argomento l’altro ieri; concordo perfettamente con la sua analisi. La realtà jonica ha bisogno d’implementare politiche di settore che tengano conto tanto delle dinamiche congiunturali quanto delle nuove mete turistiche. Negli spazi che si aprono tra questi due sfere, Taranto, la sua provincia, potrebbero giocare un ruolo assai importante nei prossimi anni”.
Rischiamo di perdere anche il calcio alle nostre latitudini.
“Taranto ha una passione calcistica unica, non certamente da squadra confinata nelle categorie inferiori. Credo sbagli il sindaco Melucci quando considera il sodalizio rossoblù un mero soggetto di diritto privato. C’è privato e privato. C’è un privato che per storia, tradizione, passioni esercitate, diviene fenomeno collettivo. Metafora di un’identità plurale, popolare. E, per tornare alla politica, chi siede nelle istituzioni non può far finta di niente. Girarsi dall’altra parte quando le cose non volgono al meglio”.
Lei riveste un incarico nazionale nell’Udc. Occupa un osservatorio privilegiato, può analizzare meglio di altri fenomeni economici di medio e lungo periodo. Ci aiuti a capire, allora, come mai il Mezzogiorno palesa, da sempre, un deficit su ciò che si suole chiamare capitale sociale.
“Bella domanda. E, come tutte le domande non ordinarie, anche complessa. Credo il Sud sia stato per troppo tempo sprovvisto di quella cultura d’impresa che i nostri amici tedeschi, soprattutto di formazione cattolico-democratica, definisco con l’espressione ‘economia sociale di mercato’. La propensione a lasciare una parte dei propri profitti ai territori, alla loro crescita. Al benessere dei più invece che al privilegio dei pochi. Inutile negarlo, su questi aspetti abbiamo ancora molto strada da compiere”.