Statte non invitata al Consiglio di fabbrica di ieri. Decidi cosa vuoi fare dell’Ilva domani e tieni fuori il Comune che, assieme a Taranto, ricade nell’area ad elevato rischio ambientale. Brutta pagina. Colpevole chi non ha recapitato l’invito; colpevole il sindaco Spada a non essersi presentato comunque ai lavori
Un Consiglio di fabbrica senza il Comune di Statte. Equivoco. Parziale. Con la Regione, la Provincia, il Comune di Taranto of course, ma senza l’altra municipalità inserita nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale con decreto governativo. Grave il mancato invito recapitato al sindaco della municipalità a nord di Taranto; gravissimo il fatto che il sindaco stesso, il Trono di Spada, non si sia comunque presentato all’incontro. Violando il protocollo. Fregandosene delle regole, sfidando i presenti. Che non sia uscito, un secondo dopo aver letto il documento redatto da istituzioni locali e sindacati, con dichiarazioni che sconfessassero quanto deciso in sua assenza. Che le opposizioni di sinistra (esiste un’opposizione politica e consiliare in quella che fu una borgata…?) restino mute.
I cittadini di Statte, che patiscono tanto quanto Taranto gli effetti nefasti di un’industria che inquina e ammala, che taglia lavoro e dispensa cassa integrazione, trattati alla stregua dei parenti poveri. Cittadini di Serie B. Non puoi vendere la casa se, sul contratto, manca la firma di uno dei proprietari. Ieri in Ilva è accaduto proprio questo. Si è ragionato di futuro, inciampando sul presente. Statte conterà anche poco, la sua politica risulta spesso non pervenuta, ma a quel tavolo cavolo doveva sedere. Lo stabilisce la legge. Lo suggerisce il buon senso. Lettere (d’invito) che vagano. Con mittente e destinatario colpevoli in egual misura.


