Trascorso ormai un mese, dalle consultazioni regionali pugliesi, tutto resta tale e quale. Siamo lenti. Poco efficienti. Si prenda esempio dai Paesi scandinavi
Siamo a quasi un mese dalle consultazioni regionali tenute in Puglia. Ma, di novità, neanche a parlarne. Acquisito il risultato, portati a votare quei pochi pugliesi che ancora credono nello strumento elettorale, stabilito chi ha vinto e chi ha perso, tutto il resto è rimasto tale e quale. Tutto è come prima. Non c’è stato il giuramento del nuovo Presidente. Non c’è stata la proclamazione degli eletti. Non vi è traccia della prossima giunta. La nostra democrazia è lenta, flemmatica. A tratti indolente: nei suo processi decisionali; nei suoi meccanismi procedurali.
In altri Paesi europei, quelli scandinavi per esempio, ma anche in Germania, i candidati premier e/o presidente, qualsiasi sia il livello istituzionale espresso, indicano le proprie squadre di governo prima che le consultazioni si celebrino. Lo fanno per cementare quel patto di fiducia con gli elettori, quel vincolo di reciprocità, vero architrave di una democrazia rappresentativa.
Da noi, invece: campa cavallo che l’erba cresce. Ce la prendiamo lenta. Tergiversiamo. Soppesiamo. Ragioniamo e sragioniamo. Concediamo al tempo tutto il tempo che richiede. Anche oltre il consentito. Mancando così occasioni. Non affrontando i problemi. Ritardano il momento delle scelte. Una prassi, questa, molto italiana. Latina. Da siesta della democrazia. Di questo passo, se non dovessimo darci una mossa, fissato il giorno delle elezioni, prima di un altro anno ancora, non potremo vedere i vincitori effettivamente all’opera.


