Le diciasette firme per sfiduciare Melucci sulla carta ci sono. Sulla carta, ma non dinanzi ad un notaio. Questo cambia le cose. Questo cambia tutto. Il ruolo ambiguo di diversi consiglieri comunali del centrodestra tarantino. Il concetto di opposizione. La politica del “tengo famiglia” che si è mangiata la politica. CosmoPolis vi racconta tutto in largo anticipo, come sua abitudine
Sulla carta le diciassette firme ci sarebbero anche. E raccoglierle al cospetto di un notaio che complica le cose. Che rende strano – e singolare – ciò che invece dovrebbe essere naturale e normale in una democrazia assembleare. Perché tra Melucci e l’effettivo scioglimento anticipato del Consiglio comunale, in quello specifico iato e spazio interstiziale venutosi a creare, rischi di ritrovare chi mai avresti immaginato. La compagnia degli incerti, gli oppositori un tanto al chilo, coloro che abbaiano molto senza mordere mai.
Chi popola la sesta bolgia, luogo dove Dante e Virgilio conobbero gli equivoci dell’umano agire? Il Pd, falcidiato da tradimenti ed espulsioni prossime venture? Macché. Il M5S? Ma quanto mai, il senatore Turco vuole fare il sindaco di Taranto da sempre. Fosse per lui l’Amerigo Melucci non sarebbe mai dovuta salpare. Quelli di Europa Verde? Nella maniera più assoluta: Lenti è tonato a vedere in maniera nitida, dopo più di un anno di cattiva messa a fuoco. Chi, allora? Settori del centrodestra sbugiardato da CosmoPolis in tempi non sospetti? Quanti si astengono per non votare contro e quanti, pur votando contro, si astengono dal porre in calce la firma risolutrice? La firma che distruggendo costruirebbe. La firma che rompe l’incantesimo del bonifico da intascare al termine di ogni mese.
Abbate firmerebbe dinanzi ad un notaio? Battista (ri)firmerebbe dinanzi ad un notaio? E il fratello d’Italia Vietri (ri)firmerebbe dinanzi ad un notaio? E i dolori del giovane Walter, che tanto giovane non lo è più, firmerebbe dinanzi ad un notaio? Sciogliere la legislatura prima del prossimo 24 febbraio significherebbe poter tornare a votare a maggio, o a giugno, di quest’anno. Superata quella data, Melucci rischia di tirare avanti sino alla fine della legislatura. Ma, per una parte non irrilevante della minoranza che siede nel Consiglio comunale di Taranto, l’opposizione, anche quella più intransigente, non prevede null’altro che l’opposizione. Il gioco tra le parti che non scompagini definitivamente il gioco, insomma. Franza o Spagna, purché se magna. Non è il consociativismo che è in lui, ma quello che abita dentro di noi, a doverci preoccupare.