Il consigliere regionale Fabiano Amati denuncia: “La legge regionale prevede l’attuazione dello strumento di prevenzione tra le donne di età compresa tra 45 e 75 anni”
“La festa delle donne è finita. Abbiamo sentito parlare di tanti argomenti giusti. Ora però possiamo parlare dell’argomento più giusto tra i giusti? Vogliamo denunciare, in un sovrappiù d’impeto femminista, la violazione della legge regionale sugli screening per prevenire il tumore al seno e quindi la morte di tante donne?
La legge regionale, vigente da oltre due anni e ritenuta legittima dal Governo nazionale, prevede che lo screening deve essere effettuato alle donne nella classe d’età 45-75. E invece viene effettuato, anche a dispetto delle linee guida e dei piani di lotta ai tumori europei e nazionali, alle donne nella classe d’età 50-69.
Inoltre: sempre la legge regionale prevede che le donne sane da 40 a 45 anni devono essere contattate dal medico di medicina generale per una verifica su eventuali indizi di familiarità del tumore, per essere ammessa alla consulenza onco-genetica ed eventualmente alle più opportune pratiche di sorveglianza clinico-strumentali. Si fa tutto questo? No. Non si fa”.
Ad intervenire sull’argomento è il presidente della Commissione regionale Bilancio e programmazione, Fabiano Amati: ” Che tristezza! A leggere le nostre leggi, la Puglia potrebbe essere la prima regione italiana a garantire questo livello di prevenzione, ma c’è una terribile contrapposizione tra la visione avanzata della legge e la sua esecuzione. Tra politici illuminati e burocrati sanitari attardati nell’impegno sugli ingranaggi dell’organizzazione sanitaria piuttosto che sul malato. E tutto questo è stato di recentemente sanzionato, con un monito, pure dalla Corte costituzionale, in occasione di una sentenza sul sequenziamento dell’esoma, sempre di marca pugliese, consistente nel sistema di diagnosi dell’85% delle malattie dall’1% del DNA”.
“Cosa significa, dunque, l’esclusione di queste donne dallo screening? – prosegue Amati – È semplice: probabile morte. Restano dunque fuori dalla prevenzione migliaia di madri, mogli, sorelle, a causa di una terribile e malvagia inerzia dei burocrati sanitari, che con tanta supponenza si permettono addirittura di violare una legge del Consiglio votata all’unanimità. Questa è una grande battaglia di salute e parità, che va combattuta ogni giorno. In tutti i giorni in cui non c’è festa, non ci sono convegni, prese di posizione, interviste, su argomenti giusti ma meno giusti di quello più giusto, quello alla vita. E per questo ho chiesto un’audizione consociativa urgente in commissione sanità.”