Un progetto innovativo trasforma una tenuta agricola in laboratorio di speranza: un anno di attività tra caseificio, agricoltura e artigianato ha cambiato la vita di persone con fragilità mentali. Il presidente Emiliano: “Un modello da esportare in tutta la Puglia”
Dalla terra alla tavola, passando per il riscatto sociale. È questa la formula vincente di “Insieme si può”, il progetto presentato ieri a Ginosa che ha trasformato la Tenuta Cantore in un’officina di inclusione e speranza. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di persone seguite dal Centro di Salute Mentale, ha dimostrato come l’integrazione sociale possa passare attraverso il lavoro concreto e la formazione pratica.

Il progetto, nato dalla visione dell’Associazione Afasm e sostenuto dalla Regione Puglia attraverso il programma PugliaCapitaleSociale 3.0 e dal Comune di Ginosa, ha offerto ai partecipanti un percorso completo di attività: dalla produzione casearia all’agricoltura, passando per laboratori artigianali e momenti di socializzazione. “Un’esperienza che va oltre il semplice supporto assistenziale”, ha sottolineato il Presidente dell’Afasm, Vito Moretti, “permettendo ai ragazzi di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro”.

All’evento conclusivo, che ha registrato una forte partecipazione emotiva, erano presenti le più alte cariche istituzionali: dal presidente Michele Emiliano al sindaco Vito Parisi, dai consiglieri regionali Marco Galante e Rosa Barone all’assessore ai Servizi sociali Dania Sansolino. Presente anche il commissario straordinario della Asl Taranto, Gregorio Colacicco, e il direttore del Centro di Salute Mentale, Angelo V. Serio.
L’amministrazione comunale ha evidenziato come il progetto abbia generato “piccoli grandi risultati”, partendo dalle storie personali dei partecipanti per costruire soluzioni concrete. La chiave del successo? La delicatezza e il rispetto con cui sono state trattate le fragilità, trasformandole in punti di forza. Il futuro dell’iniziativa sembra già scritto: l’amministrazione ha manifestato l’intenzione di renderla strutturale e continuativa, riconoscendo il valore di un modello che unisce formazione professionale, inclusione sociale e sviluppo personale. Come ha ricordato l’educatore Carlo Leobardi, “i partecipanti non hanno solo imparato un mestiere, ma hanno riscoperto il proprio valore come membri attivi della comunità”.