Il teatro di Leucaspide è una sterpaglia dall’alto senso cinico (e non civico). Il cinema Ressa sembra ubicato nella Striscia di Gaza più che in un sonnolento centro storico. Benvenuti a Statte. Lunga vita alla sinistra di governo che non ha letto “La societa aperta e i suoi nemici” di Popper. Una sinistra che coltiva ancora il Mito della caverna
Teatro dell’assurdo. Teatri dell’assurdo. Paghi uno, prendi due. Così come le fregature, comunque le si vogliono considerare, sempre doppie saranno. Di taglio binario. Più di Ionesco. Meglio di Beckett. Statte ha un costrutto drammaturgico davvero unico. Raro. Passa dal dramma all’inganno come se niente fosse. Grazie al semplice scrocchiare delle dita. Ad una sorsata di sfiga, come l’avrebbe chiamata il mio amico – e sodale di mille scorribande – Marco Tarantino. Lì dove sarebbe dovuto nascere il Teatro di Leucaspide, quello della civiltà rupestre da riscoprire e valorizzare, così come fatto in Sardegna con i nuraghi, trovi sterpaglia e rifiuti disseminati qua e là. Un grande scempio cinico, tutt’altro che civico. Uno sconfinato – e desolante – disordine sciatto. Basta spostarsi nel centro storico e la storia si ripete, identica a se stessa. Divenendo, per giusta causa, e consolidata prasi filosofica, farsa. Il glorioso Cinema Ressa sembra un immobile ubicato nella Striscia di Gaza invece che nel centro storico di una comunità apparentemente in pace con se stessa. In una via di Beirut ai tempi della guerra civile in Libano. Legge Veltroni per il recupero di sale cinematografiche stile “Nuovo Cinema Paradiso”, misure del Pnrr, sono perfette sconosciute per gli amministratori locali.
La rivoluzione culturale, quella di Mao ma anche no, è volata altrove. Lontana da Statte. Verso altre latitudini, meno a disagio con il bello e il suo dispiegarsi. In lotta con le patenti di legittimità elargite da pupazzi (e pupazzari) con il Mito della caverna. E da una sinistra di governo ciondolante tra la questione morale, piombatale addosso, e una propensione alla liberalità, alla società aperta, che il grande filosofo austriaco Popper considerava essere il più potente antidoto contro il settarismo di frustrati frustranti. Tatro dell’assurdo. Teatri dell’assurdo. Due invece che uno. Due meglio che uno. Due che sembrano uno. Fu proprio Ionesco, uno dei maggiori interpreti del teatro dell’assurdo, a sentenziare: “Prendete un circolo, coccolatelo, diventerà vizioso”.