Al garante del M5S, Beppe Grillo, non convince più la gestione in solitario dell’avvocato del popolo. Specie dopo il deludente risultato delle Europee. Si pensa ad un direttorio che possa affiancarlo. A nuovi dirigenti. A rischio la posizione del vicepresidente nazionale, il tarantino Mario Turco? Staremo a vedere
Cambiare per non morire. Lo ripeteva spesso Pietro Nenni, il grande vecchio del socialismo italiano. Anche dalle parti del M5S sembrano essere convinti di questa elementare – e imprescindibile – regola aurea della politique politicienne. Specie, poi, all’indomani di un deludente risultato elettorale come quello conseguito da Conte&Company alle ultime Europee. Appena il 9,9% dei consensi. Altro che campo largo e primato nell’area dei cosiddetti progressisti. Di questo passo, senza un’inversione di tendenza, ci si ritroverà molto presto a raschiare il barile. A rincorrere percentuali da prefisso telefonico.
Il comico-garante, il (Beppe) Grillo-parlante, il più intelligente della compagnia alla fine, l’ha capito. E, in questi giorni, cerca di correre ai ripari. Di togliere (dal taschino) e mettere (nel taschino) una pochette nuova per la giacca di Giuseppe Conte. Ha incontrato, il Grillo, prima l’ex sindaco di Roma: Virginia Raggi. Poi il già presidente della Camera: Roberto Fico. L’idea è quella di nominare un direttorio che affianchi Tina Pica. Pardon: l’avvocato del popolo. Di tornare all’antico, agli albori del Movimento. Di fare a meno, per esempio, degli attuali quattro vicepresidenti nazionali del M5S. Tra questi figura anche il tarantino, Mario Turco. Fine del Conte Turco? L’importante è frinire. Il frinire del Grillo con il sopraggiungere della calura estiva.