Presentato un piano per la transizione green dello stabilimento siderurgico di Taranto. Focus su forni elettrici e gas a basso costo
A seguito della riunione tenutasi a Bari il 1 luglio 2025 presso la sala della Regione Puglia della Fiera del Levante, alla presenza del Governatore della Regione Puglia, Dott. Emiliano, con tutte le parti istituzionali di governo regionale, con il Sindaco del Comune di Taranto, Bitetti e di Statte, Spada, con il Presidente della Provincia di Taranto Palmisano, con tutte le Associazioni Sindacali, con le Associazioni Datoriali Confindustria Taranto, Confapi ed AIGI, in riferimento alle determinazioni circa l’istituendo accordo di programma tra il MIMIT e gli enti di governo territoriali locali, l’associazione AIGI, costituita da n. 65 aziende con una forza lavoro di 4.500 unità, rappresentando circa il 90% dell’intero dell’indotto ex-ILVA di Taranto, nella persona del Presidente Ing Nicola Convertino, ha riassunto la propria posizione sulla questione, esposta nel consesso e schematizzata nei seguenti punti:
- Premesso che Acciaierie d’Italia, per la produzione di acciaio primario, possiede una Doppia caratteristica di Strategicità per la nazione Italia, sia in termini di qualità insostituibile con altri tipi di produzione da rottame, sia dal un punto di vista della difesa e della geopolitica. Da ultimo, non va dimenticata la sua insostituibilità come motore principale del pil della provincia jonica e pugliese, così da non poterne mettere in discussione la sopravvivenza.
- Accertata la sua incondizionata necessità di sopravvivenza, in un processo di ambientalizzazione ormai ampiamente implementato negli ultimi 10 anni di investimenti, a differenza di altre acciaierie europee, che hanno visto come opere principali: la realizzazione delle coperture dei parchi minerali, la costruzione dei filtri MEROS, la copertura dei nastri trasportatori, tutto il sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche dei piazzali e delle banchine, etc. etc., ci si pone davanti al dilemma ed alla sfida del futuro: coniugare diversi interessi apparentemente contrastanti:
- Continuità produttiva ed auto-sostenibilità economica;
- Decarbonizzazione;
- Tutela degli interessi delle comunità locali
La decarbonizzazione, ossia la rimozione della CO2 dai processi produttivi dell’acciaieria, si può fare in tre modi diversi:
- Attraverso l’implementazione di accorgimenti tecnologici ed impiantistici da affiancare all’attuale assetto produttivo. Soluzione questa che permette di ottenere solo una parziale riduzione della CO2 senza una rimozione residuale delle fonti inquinanti;
- Attraverso la costruzione di n. 3 forni elettrici e con due impianti di DRI e con energia elettrica ricavata dal nucleare.
Questa soluzione, che eliminerebbe le fonti inquinanti e consentirebbe la realizzazione della decarbonizzazione a basso costo, risulta attualmente non realizzabile, in quanto, a causa del ritardo nazionale sul programma nucleare, potrebbe ottimisticamente essere traguardata non prima di 15 anni. Condizione questa che va contro la sostenibilità economica e la continuità produttiva ed occupazionale.
- Attraverso la costruzione di n. 3 forni elettrici, la cui elettricità può essere ricavata dalle stesse centrali dell’acciaieria con piccole modifiche impiantistiche tali da permettergli di essere alimentate a metano e con due impianti di DRI alimentato direttamente a metano con possibilità di una futura implementazione ad idrogeno green, nell’attesa del nucleare. Questa soluzione prevederebbe la demolizione di tutti gli altiforni.
Soluzione questa che eliminerebbe quasi totalmente le fonti inquinanti e consentirebbe una realizzazione molto spinta della decarbonizzazione, garantendo, fin da subito, la continuità produttiva ed occupazionale, a patto che il costo del gas sia molto basso.
AIGI, quindi, è profondamente convinta che la soluzione di tipo “c”, ossia la decarbonizzazione con la costruzione di n. 3 forni elettrici con due impianti di DRI con l’utilizzo del gas metano a basso costo, sia la soluzione ottimale che riesce a garantire contemporaneamente il soddisfacimento dei due principipali interessi in gioco:
- Continuità produttiva ed autosostenibilità economica;
- Decarbonizzazione
aggiungendo inoltre un terzo e molto più importante risultato: l’eliminazione delle fonti inquinanti. Tale rivoluzione tecnologica però, deve passare necessariamente dall’impiego del gas a bassissimo costo, condizione che pare possa essere realizzata nell’immediato solo attraverso un temporaneo utilizzo di una nave gassificatrice, fino alla realizzazione delle opportune infrastrutture definitive.
Siamo consapevoli che tale prospettiva, pur rispettando i vincoli della continuità produttiva e della decarbonizzazione, possa creare preoccupazione alle comunità locali che, tutelate dal punto di vista economico ed ambientale, potrebbero vedere minacciate opportunità alternative di sviluppo, che andrebbero garantite attraverso un importante impegno in opere compensative da inserire nell’accordo di programma.
Pertanto, il tavolo istituzionale dell’accordo di programma, per AIGI è il giusto strumento, dove le parti in causa: governo nazionale, enti locali, associazioni datoriali e sindacali, stakeholder, con pari dignità, definiscano un piano di azione declinato negli anni e blindato, che contemperi contemporaneamente tutti gli aspetti sopra definiti, in un clima di concentrazione, serenità ed equilibrio responsabile ed istituzionale.
L’accordo di programma per essere realizzabile deve contemplare le seguenti condizioni:
- Una legge speciale per Taranto che:
- lo blindi e lo renda inattaccabile da perturbazioni esterne, in modo che qualsiasi investitore abbia la certezza della sua realizzabilità: condizione questa necessaria perché gli imprenditori
facciano gli investimenti sia per l’acquisizione del sito e sia per la costruzione degli impianti. Condizione questa anche necessaria per il mondo del credito bancario senza il quale queste opere non si potranno realizzare.
- Dia poteri straordinari a dei commissari che, sul modello del ponte di Genova, adottino tutti i provvedimenti straordinari per una sua celere attuazione.
- Deleghi il coordinamento degli iter autorizzativi principali direttamente ai ministeri competenti
- Una statalizzazione temporanea, o una goldenpower rafforzata dove lo stato abbia il controllo, con la partecipazione anche di acciaieri italiani, a garanzia:
- del rispetto del piano in tutte le sue sfaccettature;
- del controllo dell’impiego della ingente somma di danaro pubblico che lo stato italiano si troverà ad investire attraverso i fondi della Just Transition Fund
- Un orizzonte temporale più ridotto per la sua attuazione, che veda la demolizione dell’ultima pietra dell’ultimo altoforno, al massimo nel 2035. Ovviamente un processo di decarbonizzazione organizzato in fasi progressive, che comincerà già nel 2026 con la cantierizzazione del primo forno elettrico.
- Che il posizionamento della eventuale nave gassificatrice sia concordata con le istituzioni locali nel posto che le stesse riterranno opportuno per meno gravare altri interessi legati al turismo ed al commercio locale.
- Che coinvolga comuni limitrofi della cintura tarantina come Crispiano e Massafra esclusi dal presente accordo e che le cui marine e strade sarebbero e sono intensamente interessate dalla rivoluzione industriale in atto.
- Che siano concordate e concesse il massimo delle condizioni di ristoro e risarcimento alle comunità locali in temi di:
- Royalties sul gas
- Opere pubbliche;
- Partecipazioni dirette della nuova acciaieria nello sport locale ai massimi livelli.
- Implementazioni o distacchi di aziende parastatali di trasformazione e di impiego dei prodotti siderurgici;
- Investimenti in attività produttive
- Rispetto dell’indotto locale, con premialità di strategicità locale nelle gare, per il solo fatto di trovarsi in una condizione di logoramento e di non pari condizione di concorrenza. Il patrimonio aziendale dell’indotto locale è stato compromesso negli anni con infrastrutture ed attrezzature, in cui l’ambiente aggressivo del sito di Taranto, ne compromette pesantemente il periodo di vita.
Confidando nella piena responsabilità delle parti in causa, in questo momento storico siamo chiamati tutti al nostro senso di responsabilità civile e sociale nel trovare la migliore soluzione secondo la nostra coscienza nel rispettare gli interessi di tutta la nostra comunità. Dalle nostre scelte dipenderanno le sorti della nostra economia del benessere e della salute delle prossime generazioni.