di Francesca Leoci
Un recente studio evidenzia come l’iperglicemia influenzi le funzioni cognitive. La ricerca rivela che il diabete di tipo 2 raddoppia il rischio di sviluppare l’Alzheimer e aumenta fino al 150% il rischio di demenza vascolare
Il diabete è una patologia complessa che colpisce milioni di persone e porta con sé una serie di conseguenze, sia fisiche che cognitive. Durante il 30° Congresso Nazionale della Società Italiana di Diabetologia (SID), gli esperti hanno sottolineato come questa malattia acceleri il processo di invecchiamento cellulare, compromettendo gravemente vari organi e tessuti.
A livello fisico, il diabete causa una perdita accelerata della funzionalità del compartimento staminale, con conseguente deterioramento dei tessuti. “L’obesità e il diabete modificano la funzionalità degli adipociti fin dalle fasi iniziali, accelerando quindi l’invecchiamento dei tessuti e favorendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari, neurologiche e renali”, spiega il prof. Sebastio Perrini citato dall’Ansa. Inoltre, condizioni croniche come lipotossicità e stress ossidativo dovuti al diabete possono provocare sindromi cardio-renali-metaboliche e disfunzioni multiorgano.
Sul piano cognitivo, invece, il diabete aumenta il rischio di declino e malattie neurodegenerative, specialmente negli anziani. Secondo la SID, il 67% dei pazienti diabetici ha più di 65 anni e tra questi il rischio di Alzheimer e demenza vascolare è significativamente più elevato. Tra gli anziani ospedalizzati con diabete, la demenza è la principale causa di morte rispetto ai coetanei non diabetici.
L’invecchiamento stesso contribuisce a cambiamenti corporei – come perdita di massa muscolare e aumento di massa grassa – che aumentano il rischio di diabete. L’iperglicemia cronica è correlata all’accumulo di proteine associate all’Alzheimer, come la Beta-amiloide e la Tau, aggravando ulteriormente questo rischio.
Raffaella Buzzetti, presidente eletta della SID, sottolinea l’importanza di una “diagnosi precoce, trattamento intensivo e continui progressi nella ricerca, per affrontare le sfide poste da questa complessa malattia”.
I nuovi sviluppi terapeutici offrono infatti uno spiraglio di speranza, nonostante il quadro preoccupante che mostra questa malattia. Carla Greco, coordinatrice del gruppo giovani YoSid, evidenzia come recenti studi sugli analoghi del recettore del GLP-1 mostrino promettenti effetti neuroprotettivi. “Questi farmaci potenziano la neurogenesi, proteggono dalle morti cellulari cerebrali, dallo stress ossidativo e contrastano la neuroinfiammazione, suggerendo nuove vie per trattare il declino cognitivo legato al diabete”, afferma Greco.