Nessuna decisione per il successore di Bernabè: il consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia si incontrerà nuovamente a metà della prossima settimana, anche per sondare la possibilità di una nuova intesa tra socio pubblico e privato
Un anniversario denso di nubi per Acciaierie dì’Italia.
Ricorre oggi, 1 novembre, il quinto anno dall’avvento di Arcelor Mittal nella gestione della fabbrica siderurgica tarantina ma la situazione resta in stallo.
Secondo quanto riferito dall’AGI, infatti, il cda della Holding, che si è tenuto nelle scorse ore, resta tecnicamente aperto e si aggiorna a metà della prossima settimana, quando si cercherà di capire se è possibile una nuova intesa tra il socio franco-indiano di maggioranza e quello pubblico rappresentato da Invitalia, soprattutto alla luce della nuova richiesta di risorse, espressa dall’amministratore delegato Lucia Morselli e pari a ulteriori 320 milioni di euro.
A proposito di questo, Invitalia chiede se “quest’ulteriore sostegno finanziario sia sufficiente, come tale somma sia stata calcolata e quali sono le prospettive, oltre alla situazione finanziaria e di cassa della Holding”.
Nessuna decisione è stata ancora presa, inoltre, a proposito del successore di Franco Bernabè che, nonostante abbia rimesso già da diversi giorni nelle mani del Governo il suo mandato, resta ancora formalmente il presidente dell’azienda.
Lo stallo attuale ripercorre quanto accaduto esattamente un anno fa, quando il cda di AdI rimase aperto da fine novembre sino ai primi di gennaio con una serie di sedute che andarono a vuoto per mancanza di accordo tra i soci.
I sindacati metalmeccanici, intanto, continuano a chiedere allo Stato di assumere il controllo della situazione, passando a socio di maggioranza, in virtù di una gestione definita fallimentare per le carenze nella sicurezza sul lavoro, nelle manutenzioni carenti, nello stato degli impianti, per l’elevato ricorso nel tempo alla cassa integrazione (argomento su cui è recentemente intervenuto il ministero del Lavoro) nonchè i mancati investimenti e la riduzione della produzione, che quest’anno scende di un milione di tonnellate in meno rispetto a quanto annunciato: circa 3 milioni contro i previsti 4.