Il focus di ARPA PUGLIA sulla presenza di benzene nell’aria che respiriamo nella nostra città non lascia spazio a dubbi: rispetto al 2022 i picchi ai Tamburi sono aumentati ma la normativa italiana fa riferimento alla media annua, che non tiene conto di queste oscillazioni
Il benzene a Taranto è in aumento, ma sempre nei limiti imposti dalla normativa nazionale: il che, come appare ovvio, non è affatto una buona notizia.
Se il report pubblicato dall’Arpa, infatti, testimonia una crescita dei picchi di benzene al quartiere Tamburi, rispetto al 2022, è altrettanto vero che la media annua, su cui si basa la normativa italiana, è rispettata da tutte le centraline.
Questo tuttavia, come affermano la stessa ARPA PUGLIA e l’ASL di Taranto, nonchè l’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), non garantisce l’assenza di effetti dannosi sulla salute umana: vediamo perchè.
Benzene, normative a confronto
È bene ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a differenza di quanto fatto in merito ad altri inquinanti, non si è pronunciata sui valori limite del benzene, nonostante questo composto volatile sia classificato dall’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come cancerogeno di tipo 1, ovvero certo, e nonostante siano numerose le evidenze scientifiche che lo correlino all’insorgere di leucemie.
Come ricorda la stessa ARPA nel suo report, ad oggi gli unici valori soglia sul breve periodo di questo inquinante a cui fare riferimento sono i REL stabiliti dall’Office of Environmental Health Hazard Assessment (OEHHA, California Environmental Protection Agency), che ritengono REL acuto: 27 µg/m3 e come media oraria su 8 ore stabiliscono valore soglia 3 µg/m3.
Su 193 Stati membri dell’ONU, soltanto 53 (circa il 27%) si sono dotati di almeno un valore di riferimento per il benzene, con numeri piuttosto variabili e differenti tra loro. L’ARPA riporta gli standard israeliani tra i più severi, con limiti fissati a 3,9 μg/m3 (giornaliero) e 1,3 μg/m3 (annuale).
La normativa dell’UE, invece, fissa come valore limite annuale di 5,0 μg/m3 in attuazione alla Direttiva 2008/50/EC. anche se la Francia, ad esempio, ha stabilito come limite obiettivo a lungo termine più basso per il benzene pari a 2 μg/m3 (annuale).
Ma qual è la posizione dell’Italia? Il nostro Paese si è, molto semplicemente, adeguato alla direttiva europea che ha recepito con il D. Lgs. n.155/2010, che stabilisce valori limite di concentrazione in aria ambiente per numerosi composti inquinanti, e fissa per il benzene il valore limite, calcolato come media annuale dei dati medi orari, a 5,0 µg/m3.
Insomma, se da un lato è certa e scientificamente provata la pericolosità di questo inquinante per la salute umana, dall’altro regna la confusione sui valori limite che impedirebbero al benzene di nuocere (ovvero “quei livelli di concentrazione al di sotto dei quali non si evidenziano effetti avversi sulla salute”).
Inoltre, come ricorda la stessa ARPA, calcolare il valore limite sulla media annuale non tiene conto dei picchi giornalieri che possono verificarsi in un dato luogo, come sta avvenendo a Taranto.
Con il risultato che, sebbene gli aumenti di benzene nella nostra città ci siano, non sono considerati “fuori legge”.

Il caso di Taranto
Quello che emerge dall’ultimo report di ARPA PUGLIA, relativo al 2023, è che tutte le centraline posizionate a Taranto per monitorare la qualità dell’aria e rilevare le concentrazioni di inquinanti, registrano una media annuale contenuta nei valori limiti imposti dalla normativa nazionale, ovvero 5,0 µg/m3.
I valori medi annui registrati nel 2023 hanno rispettato anche il limite internazionale più severo (Israele), tranne che nelle centraline di Taranto – Via Machiavelli e Tamburi – Via Orsini.
In merito al confronto con l’unico valore soglia di riferimento per esposizione acuta, pari a 27 µg/m3 come media oraria, invece, è emerso che tale soglia è stata superata 155 volte nel sito Tamburi-Via Orsini, 47 volte nei siti Tamburi-Via Machiavelli ed una sola volta presso Taranto – Paolo VI.
Un altro dato significativo riguarda il peggioramento del dato rispetto all’anno precedente: il numero di superamenti del valore di soglia oraria, è aumentato del 46% presso Tamburi – Via Orsini e del 135% presso Tamburi – Via Machiavelli.
Infine, per quanto riguarda il confronto con l’unico valore soglia di riferimento per esposizione su 8 ore, indicato da OEHHA e pari a 3 µg/m3, ARPA spiega che “si è proceduto con il calcolo delle medie mobili per tutte le centraline e si è valutata la percentuale di ore in cui la media mobile ha superato il valore soglia. Dalle elaborazioni effettuate si è rilevato che, per l’area di Taranto, nell’intero anno 2023 la percentuale più elevata di ore in cui la media mobile ha superato il valore soglia di 3 µg/m3 valutato sulla media mobile su 8 ore sia quella osservata nella cabina di Via Orsini-Tamburi (32%) e, a seguire, in quella posta in Via Machiavelli-Tamburi (21%)”.
A proposito di questi dati è altrettanto interessante notare che, sebbene sia acclarato che l’80% del benzene presente nell’aria delle nostre città derivi dal traffico veicolare, la presenza di picchi nelle aree limitrofe allo stabilimento siderurgico dell’ex Ilva, ovvero i quartieri Tamburi e Paolo VI, lascia supporre che tali elevate concentrazioni siano, nella nostra città, prevalentemente di derivazione industriale.
L’aumento di benzene che si riscontra presso la centralina di via Alto Adige, invece, secondo l’ARPA deriverebbe essenzialmente dal traffico: per il presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, potrebbe essere anche sintomo dello spostamento verso la parte meridionale della città dell’aria inquinata di derivazione industriale.
Le preoccupazioni espresse da IARC e ASL di Taranto
Nel focus sul benzene registrato a Taranto ARPA specifica che il rispetto della normativa vigente riguardo la media annua non garantisce l’assenza di rischi per la salute, come riportato anche dall’ASL del capoluogo ionico con nota proprio prot. n.218046 del 28/12/2022: “Il rispetto del valore limite annuale di 5 μg/m3
fissato dal DLgs 155/2010 non garantisce l’assenza di rischi per la salute umana, soprattutto in una popolazione, come quella dell’area di Taranto, esposta per anni ad importanti pressioni ambientali con numerose e documentate ricadute sullo stato di salute”.
A questo l’IARC aggiunge che per il benzene “non possono essere raccomandati livelli sicuri di esposizione” e che “sono necessarie azioni di Sanità Pubblica per ridurre l’esposizione al benzene nei lavoratori e nella popolazione generale”.
A tal proposito è doveroso aggiungere che l’associazione PeaceLink ha comunicato di aver scritto, per la terza volta, al ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, sollecitando un intervento in tal senso.
Le associazioni riunite nel fronte ex Ilva, inoltre, a seguito dell’aumento recente di picchi di benzene segnalati dalle centraline al quartiere Tamburi, hanno annunciato una manifestazione contro l’inquinamento ambientale, che si svolgerà il prossimo 25 aprile a Taranto e nella quale si vogliono coinvolgere le scuole.
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