Di Armando De Vincentiis
La scienza sociale parla di “profezia che si autodetermina”. Nel contesto geopolitico, significa che accumulare armi e interpretare l’altro come una minaccia aumenta la probabilità che il conflitto scoppi davvero. L’Europa rischia di cadere in questa dinamica: più si concentra sulla difesa militare e meno investe nella diplomazia e nel benessere dei cittadini, più alimenta paura e sospetto reciproco, generando esattamente ciò che teme
Nel cuore di questo dicembre 2026, l’Italia e l’Europa si trovano davanti a un bivio che mette in gioco la loro identità, divise tra due visioni opposte del mondo. Da una parte, la narrazione delle istituzioni; dall’altra, l’appello morale e logico che arriva dal Papa.
Il 19 dicembre, nel suo discorso alle Alte Cariche, il Presidente Sergio Mattarella ha parlato di “sicurezza necessaria”. Pur riconoscendo che la spesa per la difesa è poco popolare, l’ha definita un dovere essenziale per proteggere libertà e pace nel rispetto del diritto internazionale. Per il Quirinale, il riarmo è lo scudo contro minacce concrete e attuali.
A pochi chilometri di distanza, il messaggio di Papa Leone XIV per la Giornata Mondiale della Pace ha un tono completamente diverso. Il Pontefice definisce scandaloso e blasfemo giustificare la violenza o la corsa agli armamenti in nome della fede o di valori superiori. Leone XIV denuncia una “pace armata” che è solo l’anticamera della distruzione e invita a un disarmo del cuore prima che delle caserme.
La posizione del Papa non è solo un auspicio morale, ma trova conferma nella storia e nella scienza politica. La cosiddetta Trappola di Tucidide, ripresa dal politologo Graham Allison nel libro Destinati alla guerra, mostra che quando una potenza emergente sfida una potenza dominante, la guerra diventa spesso inevitabile. Analizzando 500 anni di storia, Allison ha trovato 16 casi simili: in 12 di questi, la tensione è sfociata in conflitto. Tucidide osservava già che non sono le piccole dispute a scatenare le guerre, ma la paura generata dalla crescita di una potenza.
Oggi la trappola sembra chiudersi sull’asse Europa-Russia. L’Occidente parla di riarmo difensivo, Mosca lo interpreta come una minaccia esistenziale. Senza una diplomazia attiva, gli armamenti diventano un catalizzatore di paura, proprio come accadde tra Regno Unito e Germania prima del 1914.
Mentre la propaganda bellica influenza l’opinione pubblica facendo leva sul nemico imminente, la lezione di Tucidide e di Allison è chiara: la sicurezza non si compra con i missili se questi alimentano la paranoia del rivale. La voce di Leone XIV ricorda che una società che sacrifica ospedali per riempire arsenali ha già perso la sua battaglia più importante. Resta da vedere se l’Europa avrà il coraggio di evitare la trappola o se confermerà la tragica statistica del 75%.
La scienza sociale parla di “profezia che si autodetermina”: quando una convinzione o una paura influenza i comportamenti alla fine la realizza. Nel contesto geopolitico, significa che accumulare armi e interpretare l’altro come una minaccia aumenta la probabilità che il conflitto scoppi davvero. L’Europa rischia di cadere in questa dinamica: più si concentra sulla difesa militare e meno investe nella diplomazia e nel benessere dei cittadini, più alimenta paura e sospetto reciproco, generando esattamente ciò che teme.


