sabato 19 Aprile 25

L’intelligenza artificiale nella medicina: la rivoluzione è già iniziata

di Francesca Leoci

Diversi studi mostrando risultati promettenti sulle nuove tecnologie in ambito sanitario. Dai tempi dimezzati nelle ecografie prenatali ai chatbot terapeutici che affiancano gli psicologi, passando per la diagnosi precoce delle patologie

La rapida diffusione dell’intelligenza artificiale nella medicina ha suscitato un interesse globale per il suo uso e la sua regolamentazione, nonostante ci siano ancora molte incognite da esplorare. È interessante notare come medicina e AI siano da sempre interconnesse: fondamentalmente, l’AI è matematica, e proprio grazie a questa sua natura è possibile svilupparla in modo da correggere i pregiudizi e le distorsioni della nostra pratica umana. La convergenza tra tecnologia e assistenza medica non è più fantascienza, ma una realtà in rapida evoluzione che richiede un’attenta regolamentazione internazionale.

L’AI sta già dimostrando il suo potenziale rivoluzionario nella diagnosi precoce e nel supporto decisionale clinico. “Le diagnosi errate o tardive rappresentano ancora la terza causa di morte – sottolineano gli esperti del settore citati da Jama Network – ma l’intelligenza artificiale sta cambiando questo scenario, integrandosi nei flussi di lavoro clinici e identificando tempestivamente le necessità dei pazienti.”

Il regolamento AI nella salute

Al centro del dibattito, negli ultimi tempi, la distinzione tra l’AI pre-generativa (PGAI), basata su analisi predittive e apprendimento automatico, e l’AI generativa più recente. La PGAI, presente da decenni e considerata come “software come dispositivo medico”, gode di un quadro regolamentare più consolidato. Tuttavia, le nuove frontiere dell’AI generativa pongono sfide normative inedite per quanto riguarda l’uso e lo sviluppo delle stesse in campo sanitario.

Le principali democrazie industrializzate stanno ancora plasmando i loro approcci regolatori, con non poche variazioni tra le diverse nazioni. L’armonizzazione transnazionale delle normative, sebbene complessa, appare quindi cruciale, specialmente per quanto riguarda la PGAI. Un aspetto particolarmente delicato riguarda soprattutto la gestione dei dati dei pazienti, fondamentale per lo sviluppo delle applicazioni sanitarie basate sull’AI.

Intelligenza artificiale: dalla teoria alla pratica

Tutti parlano di intelligenza artificiale, ma come cambierà davvero la medicina? Dal punto di vista pratico, l’implementazione dell’AI nel settore medico va oltre i “robot affascinanti” da laboratorio. “Si tratta di una tecnologia di base che alimenta ogni interazione tra pazienti e medici,” spiegano gli esperti. L’attenzione si sta concentrando sulla creazione di algoritmi equi e accessibili, garantendo una maggiore qualità dell’assistenza sanitaria. Un aspetto fondamentale rimane il punto di vista del paziente. Come sottolineano i professionisti del settore, “l’obiettivo non è solo ottenere la migliore accuratezza statistica, ma migliorare concretamente l’assistenza ai pazienti.”

Ma in che modo l’intelligenza artificiale potrebbe modificare l’assistenza sanitaria nei prossimi anni? Attualmente, l’intelligenza artificiale sta davvero prendendo piede nei flussi di lavoro clinici grazie alla capacità di utilizzarla per identificare tempestivamente chi ha bisogno di cosa.

Si prevede che l’intelligenza artificiale si integrerà sempre più nelle sale operatorie, nel monitoraggio ospedaliero e nel percorso complessivo di cura del paziente. I sistemi sanitari, infatti, stanno sviluppando strutture di governance per gestire le nuove tecnologie in modo sicuro e efficace. La sfida futura sarà tenere il passo con i pazienti stessi, che stanno abbracciando attivamente queste nuove tecnologie per comprendere meglio la propria salute, le proprie malattie e come curarle.

L’AI nelle ecografie prenatali

Ma l’intelligenza artificiale entra già nel vivo dei reparti sanitari, offrendo ai professionisti uno strumento valido per ottimizzare, in termini di accuratezza e tempistica, alcune procedure diagnostiche. Un esempio è rappresentato dalle ecografie prenatali, dove uno studio statunitense ha analizzato l’impatto dell’AI nelle scansioni ecografiche fetali, valutando parametri quali prestazioni diagnostiche, biometria, durata dell’esame e carico cognitivo dell’operatore.

La ricerca, condotta presso un prestigioso centro universitario (ISRCTN 65824874), ha coinvolto 78 gestanti, di cui 26 con feti affetti da cardiopatia congenita (CHD), e 58 ecografisti specializzati, mettendo a confronto metodologie tradizionali con un sistema supportato dall’AI. L’intelligenza artificiale ha dimostrato un’eccellente capacità nell’identificazione automatica di 13 piani di imaging standard e nella misurazione di parametri biometrici essenziali.

I risultati sono stati notevoli: l’AI ha raggiunto una sensibilità dell’88,9% e una specificità del 98% nel rilevamento di malformazioni fetali, superando il metodo convenzionale (81,5% e 92,2%). Inoltre, ha dimostrato una significativa riduzione dei tempi di esecuzione (11,4 minuti contro 19,7) e del carico cognitivo degli operatori, come evidenziato dal punteggio NASA TLX (35,2 contro 46,5).

Un alleato nella lotta ai disturbi mentali

Parallelamente, un’altra ricerca scientifica apre nuovi scenari nel campo della salute mentale, per quanto riguarda la costruzione di trattamenti altamente personalizzati ed efficaci. Lo studio, condotto su scala nazionale, ha testato un innovativo chatbot chiamato ‘Therabot’, progettato specificamente per il trattamento di diverse problematiche mentali.

Ma come funziona esattamente? Immaginate di avere un terapeuta digitale disponibile 24 ore su 24, capace di offrire un supporto personalizzato e costante. È proprio questo il principio alla base di Therabot, che è stato messo alla prova su 210 adulti divisi in due gruppi: uno con accesso immediato al chatbot e l’altro in lista d’attesa.

I risultati sono stati sorprendentemente positivi. Le persone che hanno utilizzato Therabot per quattro settimane hanno mostrato miglioramenti significativi nei sintomi di depressione, ansia generalizzata e disturbi alimentari. Ma la vera sorpresa è stata un’altra: i pazienti hanno sviluppato con il chatbot un rapporto di fiducia paragonabile a quello che si crea con un terapeuta in carne ed ossa. È la prima volta che uno studio così rigoroso dimostra l’efficacia di un chatbot basato sull’intelligenza artificiale nel trattamento di disturbi mentali clinicamente rilevanti, come spiegano i ricercatori. Il tempo medio di utilizzo, circa 6 ore, suggerisce anche un buon livello di coinvolgimento da parte degli utenti.

Naturalmente, sono necessari ulteriori studi su gruppi più ampi per confermare questi risultati promettenti. Ma una cosa è certa: l’intelligenza artificiale sta aprendo nuove frontiere nel campo della salute mentale, offrendo nuove soluzioni efficaci per affrontare sfide che persistono da anni.

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