sabato 17 Maggio 25

In Italia il lavoro uccide più della mafia

di Francesca Leoci

Bollino rosso per la Puglia che registra un’incidenza di morti sul lavoro superiore al 25% rispetto alla media nazionale

In Italia si muore troppo di lavoro. Si muore sul, e per, il lavoro. Secondo le ultime rivelazioni dell’Inail, nei soli primi cinque mesi del 2024 sono stati registrati 369 decessi sul luogo di lavoro, un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Particolarmente colpita è la fascia degli over 65.

A fine maggio, sette regioni hanno registrato un tasso di mortalità sul lavoro superiore al 25% rispetto alla media nazionale di 12,1 morti per milione di lavoratori. Tra queste, rientra anche la Puglia.

Un chiaro segno che a mancare, in questa Italia ancora troppo distratta, è la scarsa cultura della sicurezza sul lavoro. I controlli sono un’utopia, quasi inesistenti. La superficialità e l’indifferenza fanno da padrone dove le vittime continuano a crescere.

Non lo dimentica la famiglia di Satnam Singh, il bracciante indiano morto nelle campagne di Latina, dopo un terribile incidente che gli ha mozzato un braccio. Lasciato morire dissanguato, abbandonato come una bestia sul portico della propria casa.

“Tieni la testa alta quando passi vicino alla gru, perché può capitare che si stacchi e venga giù”, cantava Caparezza nelle radio del 2008. E da allora, la situazione sembra non aver fatto significativi progressi.

Risultati da brividi, che si affiancano allo spropositato numero di incidenti non mortali e malattie professionali. Rispetto allo scorso anno, nel 2024 sono aumentate del 24%. Tra le patologie più dilaganti, i tumori sono una certezza per chi lavora nelle industrie siderurgiche. I sistemi di prevenzione, un po’ meno.

Il lavoro, in Italia, uccide più della mafia. Tra il 1983 e il 2018, sono stati registrati 6.681 omicidi da parte della criminalità organizzata. Sul lavoro, meschinamente, si contano invece 55mila morti.

“Una strage silenziosa – commenta la Uil – ma anche impunita”, dati i tanti processi che restano nel dimenticatoio, sfociando spesso nella prescrizione. Dei milioni di processi inerenti alla violazione di norme per la prevenzione di infortuni sul lavoro, infatti, sono moltissimi i casi che – a causa della lentezza della giustizia – hanno superato i 7 anni, oltre i quali scatta la prescrizione.

Ed è così che per la morte di innocenti lavoratori, costantemente a rischio e privi di ogni tipo di tutele, alla fine nessuno paga. Omicidi d’impresa che restano impuniti. Una giustizia ingiusta, dormiente, davanti alle palpabili evidenze. Per quanto tempo ancora il lavoro sarà una condanna a morte?

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