Mettere a fuoco dinamiche abusanti risulta necessario per emergere dal labirinto di bugie e manipolazione a cui spesso le vittime sono costrette
La nuova rubrica di Cosmopolis “Nessuno è perfetto” si sta dimostrando un canale di sostegno efficace a cui i nostri utenti possono far riferimento. Per troppo tempo un certo approccio narcisistico, molto tipico di una forma radicata di patriarcato, malsana e deleteria, e ahimè di matriarcato, tirannica e altrettanto lesiva, ha costituito veleno delle relazioni, non essendo sempre colto o addirittura negato.
Credo che Armando De Vincentiis, psicologo e psicoterapeuta, in questo capitolo in tre parti nel quale ha analizzato le pratiche del Ghosting, del Caspering e ora del Gaslighthing, abbia intercettato alcune tra le più insidiose e crudeli mise en scène quando si parla di rapporti tossici.
Sparire, dileguarsi, esercitare un potere affettivo e impositivo, o manipolare il partner o l’interlocutore, alterando lo stato della realtà e inducendolo a dubitare di se stesso, è un modus aggressivo e crudele. La persona abusata, vittima di una tale strumentalizzazione, inizia a dubitare di se stessa, perdendo di autostima e innescando talvolta una dinamica autodistruttiva.
I predatori affettivi, emotivi o i narcisisti patologici o peggio pericolosi, sono ad oggi, veri e propri killer dell’anima, capaci di destabilizzare le vittime, stritolandole in un tritacarne fatto di verosimiglianza, assenza, bisogno, senso di colpa e depressione.
Mettere a fuoco questi sistemi , queste subdole manovre, costituisce come per Diogene, una luce che guida la vittima al di fuori di un tunnel abusante. Respingendo il predatore, evitando di discutere con lui, tagliando definitivamente i ponti e restituendo un netto “no contact”, è possibile ristabilire l’equilibrio interiore.
Il trauma che ne consegue può tradursi in una rinascita attraverso sani percorsi di consapevolezza e autoconsapevolezza, supportati dai validi consigli di psicologi e piscoterapeuti.