“Se è vero che curare un paziente è doveroso, prendersene cura è estremamente più raro. E quella eccellente rarità è qui, a Taranto”
Una storia di malattia trasformata in speranza grazie all’eccellenza della sanità tarantina. È quanto emerge dalla toccante lettera aperta di una famiglia che ha voluto rendere pubblica la propria esperienza con il reparto di Chirurgia dell‘ospedale SS. Annunziata di Taranto.
La vicenda inizia alla fine del 2022 con una diagnosi drammatica, identificata dal codice 048, per un uomo ancora giovane. “Siamo stati catapultati in quel girone dantesco dove gli 048 entrano ed escono da stanze piene di sacche, tac, risonanze, pet”, racconta Sabrina Lucaselli, la moglie del paziente, descrivendo il periodo successivo alla scoperta della malattia.
La svolta arriva nell’aprile 2023, quando la famiglia incontra il dottor Maurizio Cervellera, primario del reparto di Chirurgia. “Si è seduto di fronte a noi e alle sentenze registrate altrove ha sostituito parole di speranza”, ricorda la donna. Dopo un primo intervento complesso e un ricovero di due mesi, il paziente inizia un lungo percorso di guarigione.
“Il dottore chiedeva di vederci con cadenza quasi settimanale, esaminava ogni Tac di controllo, non ci ha mai abbandonato”, prosegue la testimonianza. L’impegno costante dell’équipe medica ha portato a risultati inizialmente insperati: nell’agosto 2024, dopo un nuovo intervento chirurgico, la situazione è notevolmente migliorata.
“Se è vero che curare un paziente è doveroso, prendersene cura è estremamente più raro. E quella eccellente rarità è qui, a Taranto”, sottolinea la famiglia, che ha voluto condividere la propria esperienza per sfatare il luogo comune secondo cui nel Sud Italia sia difficile curarsi.
La lettera si conclude con un ringraziamento all’intero staff del reparto di Chirurgia e in particolare al dottor Cervellera, che secondo le parole della famiglia “ha messo vita nei giorni che sapevano solo di morte”.