Dopo un anno di battaglie sindacali, una madre lavoratrice di Taranto ottiene il trasferimento per assistere il figlio. Per la prima volta in Italia viene modificata l’interpretazione dell’articolo 41 del Ccnl
Una vittoria storica per i diritti dei lavoratori caregiver quella ottenuta dalla Uil Poste di Taranto, che ha portato al riconoscimento dell’autismo tra le condizioni meritevoli di tutela nell’ambito della mobilità aziendale di Poste Italiane. La svolta è arrivata dopo un anno di intense trattative sindacali, avviate nel 2024, per il caso di una dipendente tarantina, madre di un bambino autistico, che chiedeva il trasferimento presso una sede più vicina a casa. Una richiesta inizialmente respinta poiché l’autismo non rientrava tra le patologie considerate prioritarie per la mobilità ai sensi dell’articolo 41 del Ccnl.
“Non era solo una questione contrattuale, ma un tema di civiltà”, afferma Giuseppe Manfuso, segretario generale Uil Poste Taranto, che ha guidato la battaglia insieme alle segreterie nazionali Uil e Uil Poste. “Ci siamo battuti per il riconoscimento di un diritto che riguarda tutte le famiglie alle prese con la disabilità”. La mobilitazione ha comportato un’intensa attività di documentazione medica, confronti con il medico competente centrale e la presentazione di pareri legali, fino all’organizzazione di iniziative pubbliche. “Siamo orgogliosi di aver contribuito a modificare una prassi discriminatoria”, sottolinea Manfuso, riconoscendo a Poste Italiane il merito di aver infine compreso la fondatezza della richiesta.
Il coordinatore generale Uil Taranto, Gennaro Oliva, evidenzia la portata collettiva del risultato: “Questa esperienza dimostra l’importanza di un’azione sindacale che unisca diritti contrattuali e istanze sociali. È un precedente prezioso per tutti i lavoratori in situazioni analoghe”.
Dal 14 luglio 2025, la lavoratrice ha preso servizio nella sede più vicina alla sua abitazione, coronando un percorso che rappresenta una pietra miliare per i diritti dei lavoratori caregiver. “Non si tratta di una concessione – conclude Manfuso – ma dell’applicazione concreta di un diritto troppo a lungo ignorato. Lavoreremo affinché questa apertura diventi parte integrante della cultura aziendale”.