Nel capoluogo jonico, l’Indice di vecchiaia, offre un quadro molto preoccupante. L’intera Puglia non se la passa bene. Sembra una pellicola dei fretelli Coen e, invece, dobbiamo fare i conti con la dura realtà. Continuando così, senza un’inversione di tendenza, è a rischio la tenuta sociale del Paese
E’ la Sardegna la Regione italiana con l’Indice di Vecchiaia più elevato del Paese. L’IdV è il rapporto tra popolazione anziana, censita in un dato luogo, e giovani residenti. Taranto, rispetto a questa classifica, non se la passa certo meglio. Nel capoluogo jonico, infatti, esistono 202,3 anziani ogni 100 giovani. Questo dato riferibile al 2021 è assai più alto di quanto registrato nel 2014, quando gli anziani (ogni 100 giovani) si fermava a 157,5. Non siamo, insomma, un Paese per giovani. Complice il calo demografico e l’inefficienza di politiche di settore appropriate, mai poste in essere in tutti questi anni. Continuando di questo passo, senza un’inversione di tendenza, sarà sempre più complicato garantire la tenuta sociale delle nostre comunità. Nel 2005 vivevano in Italia 11,3 milioni di persone di almeno 65 anni di età e 8,2 milioni di giovani fino a 14 anni. Vale a dire un rapporto (in demografia noto come indice di vecchiaia) di 138 anziani ogni 100 bambini e ragazzi. Oggi gli over 65 sono 14,3 milioni, a fronte di meno di 7,2 milioni di minori di 14 anni. Un rapporto che – secondo le stime preliminari sul 2024 – per la prima volta arriva a sfiorare i 200 anziani ogni 100 giovani. Proprio come a Taranto. Una crescita che, negli ultimi anni, ha riguardato l’intero Paese.
Tra 2014 e 2021 il rapporto tra numero di residenti di almeno 65 anni e con meno di 15 anni è aumentato nel 92% dei comuni italiani. In alcune regioni questa tendenza riguarda praticamente tutti i territori: l’indice di vecchiaia è aumentato nel 98,8% dei comuni in Puglia, nel 97,5% in Veneto, nel 97,1% in Toscana. In 23 province su 107 tutti i comuni hanno visto una crescita dell’indice di vecchiaia dal 2014. Neanche i fratelli Coen, campioni di un cinema indipendente e dai chiari risvolti sociali, avrebbero potuto lavorare ad una pellicola dai colori così foschi.