In forte aumento denunce e sequestri legati all’esportazione clandestina di reperti archeologici e opere d’arte
Nel 2024 i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari, con competenza interregionale su Puglia e Basilicata, hanno recuperato e restituito al patrimonio culturale italiano un totale di 3713 beni culturali a rischio di definitiva dispersione sul territorio nazionale ed internazionale
L’attività operativa evidenzia, nel 2024: aumento delle persone denunciate per furto di beni culturali (da 27 a 34); aumento delle persone denunciate per scavo clandestino (da 21 a 35); aumento delle persone denunciate per illecita esportazione (da 17 a 38); aumento delle persone denunciate per reati paesaggistici (da 46 a 65); aumento delle persone denunciate per associazione a delinquere (da 2 a 30); aumento delle persone denunciate per il reato di ricettazione (da 51 a 108); aumento delle persone denunciate per il reato di danneggiamento (da 8 a 40); aumento dei sequestri di beni antiquariali archivistici e librari (da 18 a 427); beni archeologici (da 2560 a 3286) di cui numismatica archeologica (da 2164 a 2213); un aumento delle persone complessivamente deferite all’A.G. (da 95 a 157).
Si è altresì rilevata una graduale diminuzione dei furti di beni culturali passati da 15 a 6. Sono state eseguite 24 perquisizioni domiciliari e locali che hanno consentito il recupero di 427 beni culturali archivistici e librari (documenti storici e manoscritti), 3286 reperti archeologici (ceramiche, vasellame e beni numismatici) e 22 opere d’arte false, per un valore economico complessivo stimato in circa € 2.827.500,00 di euro, qualora immessi sul mercato.
Particolare impulso è stato dato al traffico internazionale di reperti archeologici e alla sorveglianza delle archeologiche disseminate su tutto il territorio delle due regioni di competenza. Proviene da Puglia e Basilicata, del resto, gran parte dell’archeologia nazionale illecitamente commercializzata poi all’estero. In tale quadro, nel 2024, sono state adottate misure tese all’identificazione sia dei diretti responsabili degli scavi clandestini che dei fruitori dei beni archeologici estirpati dal territorio.
Le investigazioni sul particolare fenomeno hanno consentito il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 35 persone per lo specifico reato di scavo clandestino ma anche, attraverso l’attento monitoraggio delle piattaforme e-commerce, ormai divenuti canali preferenziali per la compravendita di oggetti d’arte, il recupero di 415 reperti archeologici databili II e V sec. a.C., illecitamente detenuti ed esposti in abitazioni private di stimati professionisti. Altro settore di cruciale importanza in regioni come Puglia e Basilicata è sicuramente la tutela del paesaggio. In tale ambito sono state incrementate le attività finalizzate a perseguire la realizzazione di opere edilizie abusive o realizzate in difformità rispetto ai progetti approvati in centri storici o comunque in aree sottoposte a vincolo architettonico o paesaggistico. Le persone denunciate nel particolare settore sono 54, con il sequestro di strutture e di immobili ad uso residenziale, realizzati in aree vincolate in assenza o in difformità dai titoli urbanistici e paesaggistici, deturpanti il contesto tutelato di riferimento (Isole Tremiti e Trani).
coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia, hanno consentito di stabilire che il Museo aveva acquistato, in buona fede, l’intero corredo funerario, illecitamente esportato all’estero da un noto trafficante d’arte italiano. Nel corso dell’iter giudiziario, il governo tedesco, appurata l’effettiva appartenenza delle opere al patrimonio culturale italiano, previ accordi con il governo italiano, ha restituito i 21 vasi, rimpatriati lo scorso mese di settembre, ed esposti presso il museo di Villa Giulia a Roma. Gli stessi potranno presto essere ammirati presso strutture museali della Puglia.