Nel suo ultimo libro, “Ancora in gioco”, l’ex capitano nel Milan vede nel duro 3-0 subito allo Iacovone l’occasione per imparare a rialzarsi. Sabato 7 giugno il rossonero presenterà la sua opera al Milan club di Torremaggiore a lui intitolato. Attraverso le pagine della biografia del campione milanista, i tifosi ionici potranno ancora una volta apprezzare la storia del club rossoblù. In attesa di tempi migliori
«Mi torna in mente la nostra prima sconfitta in campionato. È arrivata alla 13esima giornata a Taranto». Scorrendo le pagine del libro “Ancora in gioco”, scritto dall’ex capitano del Milan Franco Baresi e pubblicato nell’ottobre del 2024 dalla Sperling&Kupfer, tra le pagine 73 e 74 l’occhio cade inevitabilmente sulla parola Taranto. Un attimo di smarrimento potrebbe cogliere il lettore, naturalmente se di fede rossoblù e soprattutto se la lettura dovesse capitare in queste e nelle prossime settimane. Vale a dire nel periodo peggiore della storia del calcio cittadino, in attesa di rinascere. Alla tristezza dei giorni nostri si sostituirà l’orgoglio per essere stati negli anni ’70 una delle più importanti realtà italiane.
Si parla di Serie B, chiaramente, dove invece il Milan era clamorosamente sprofondato per la prima volta nella sua storia (a 81 anni dalla fondazione) al termine della stagione 1979/80. Annata peraltro disputata dai rossoneri per la prima volta senza Gianni Rivera, ritiratosi nel giugno del ’79 dopo una tournée sudamericana tra Argentina e Uruguay, ma soprattutto con lo scudetto della stella sulle maglie. Colpa della condotta poco attenta di alcuni componenti della società rossonera, a cominciare dal presidente Felice Colombo, e di alcuni giocatori come Giorgio Morini ed Enrico Albertosi. Negligenza che era costata carissima al vecchio diavolo, punito con la retrocessione in serie B. Anche il Taranto rimane coinvolto e paga dazio con una sanzione di 5 punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva, 1980/81. Lo ricorda bene Baresi: «Anche i rossoblù erano stati coinvolti nel Totonero l’anno prima e partivano con una penalizzazione di cinque punti». Una manciata di punti, “nulla di che” si direbbe e invece sufficienti per fallire l’obiettivo salvezza e ritrovarsi in C dopo 12 anni consecutivi di serie cadetta. Una mazzata niente male, per chi appena tre anni prima aveva sognato la A con Iacovone in campo. Il presidente del Taranto Donato Carelli, amareggiato per quanto accaduto, rimette l’incarico. Un vero e proprio terremoto che ferisce una piazza vogliosa di mettere piede nel paradiso della massima serie. Tutto da rifare e da allora, tranne alcuni ottimi campionati in C con annesso salto di categoria in B, è stato come prendere continuamente l’ascensore per fare esclusivamente spola tra il pianerottolo superiore della C e inferiore della D. A breve assisteremo alla discesa agli inferi, che toccherà ufficialmente il punto più basso con l’iscrizione al campionato di Eccellenza.
Ecco nella stagione 1980/81, Taranto e Milan si ritrovano nello stesso calderone della B, naturalmente con obiettivi diversi: salvezza da una parte e promozione dall’altra. Il 7 dicembre 1980 il calendario li mette contro allo Iacovone, lo stadio Salinella così ribattezzato da tre anni, per uno scontro dall’esito scontato. Dalle prime dodici partite il Milan era emerso imbattuto per via delle sue sei vittorie e degli altrettanti pareggi. Un totale di 18 punti (due punti a vittoria) da cui il Taranto dista appena sei lunghezze. La squadra allora allenata da Gianni Seghedoni era partita benino avendo vinto cinque volte e pareggiato tre a fronte di quattro sconfitte. Un discreto ruolino di marcia da opporre a un Milan che appare più forte delle altre, ma non impossibile da fermare. Almeno sulla parità, come avevano dimostrato Varese, Catania, Sampdoria, Palermo, Foggia e Vicenza. In quella Serie B, per di più, la Puglia è rappresentata egregiamente non solo dal già citato Foggia, ma anche dal Bari. Il Taranto si presenta in campo con Ciappi, Chiarenza, Beatrice, Ferrante, Falcetta, Picano, Gori, Cannata, Mutti I, Pavone, Cassano. Il Milan del tecnico Giacomini risponde con Vettore, Tassotti, Maldera, De Vecchi Minoia, Baresi, Buriani, Novellino, Antonelli, Romano, Cuoghi. Assente il difensore Fulvio Collovati, impegnato in azzurro. Allo scontro il Milan arriva troppo sicuro, lo ammette lo stesso Baresi, che nella suo libro scrive: «Erano affamati di vittorie per tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Noi forse li avevamo sottovalutati, non abbiamo giocato al nostro livello e siamo stati travolti: 3-0. Ricordo i tifosi tarantini in delirio a fine gara. Non ci credevano neanche loro. Per noi si è trattato di una lezione di umiltà di cui abbiamo fatto tesoro». Gli ospiti giocano in inferiorità numerica per l’espulsione di Mauro Tassotti, terzino destro pronto a esplodere cinque anni dopo sotto la cura di Arrigo Sacchi. Poche parole per descrivere la disfatta, ma le pennellate dell’autore rendono l’idea. Un episodio chiave della biografia del capitano milanista, raccontato con l’aiuto del suo fedelissimo Federico Tavola e dello.scrittore tarantino Lorenzo Laporta.
Questo il duro impatto con la Puglia di Franco Baresi, che il prossimo 7 giugno sarà ospite del Milan Club di Torremaggiore (Foggia) a lui intitolato. Chissà se il numero 6 ricorderà che la sua seconda partita in assoluto nel Milan, dopo il vittorioso esordio con il Verona del 23 aprile 1978, fu proprio con il Taranto. Corre il 24 maggio 1978, 3 anni e mezzo prima della batosta dello Iacovone, e a San Siro si gioca per la Coppa Italia. Baresi parte dalla panchina e sostituisce Giuseppe (Tato) Sabadini al 18’ della ripresa, sul risultato di 2-0 per i rossoneri e maturato nel primo tempo. Proprio Sabadini che allenerà il Taranto nella stagione 2004/05. Il cerchio potrebbe chiudersi così.