di Vittorio Galigani
Non nutriamo dubbi sulle qualità taumaturgiche di Massimo Ferrarese, le perplessità riguardano piuttosto la volontà, nel tempo e nella continuità, dei suoi interlocutori sul territorio
Le ultime vicende dello sport tarantino meritano una attenta riflessione. Si dice che Calcio, Basket e Volley sono in crisi. Ma qualcuno si è chiesto se è vero e, casomai, perché?
Il Basket. Accorata e significativa, al proposito, la lettera di resa incondizionata, siglata da Sergio Cosenza e Roberto Conversano, gli appassionati dirigenti del Cus Taranto Basket. Si sono sentiti abbandonati ingiustamente. Le hanno provate di tutte prima di mollare, ma il territorio è rimasto sordo a tutte le loro sollecitazioni. 50 anni di storia della pallacanestro ionica sono stati distrutti nell’indifferenza generale. La crisi, nel basket, ha quindi radici lontane, ma questo, all’imprenditoria dell’indotto, non è mai interessato più di tanto.
Il Volley. Se non ci fossero Elisabetta Zelatore e Tonio Bongiovanni non ci sarebbe la pallavolo a Taranto. Soltanto la loro passione ha portato il titolo della Prisma al Pala Mazzola. Si potrebbe parlare di crisi tecnica, che la squadra è retrocessa, ma la Società è solida. Non in crisi da quel punto di vista, proprio grazie alla partecipazione economica di chi la gestisce. Anche Zelatore e Bongiovanni, infatti, non sono mai stati concretamente assistiti dal territorio.
E poi il Calcio. Gioie e dolori della passione cittadina da anni. Dal fallimento D’Addario, le traversie della maglia rossoblu sono state molteplici. Dal 2012 al presente si sono alternate 7 gestioni con diverse proprietà e diversi Presidenti, tutte in qualche modo “naufragate” economicamente. Ogni presidente ha lasciato debiti in eredità al suo successore. La crisi finanziaria ha pertanto origini lontane. Il Taranto è certamente “scoppiato” nelle mani di Massimo Giove. Certamente anche per una sua errata valutazione delle difficoltà emergenti. Bisogna però riconoscere che, oltre alla discreta partecipazione degli appassionati, l’imprenditoria dell’indotto lo ha abbandonato a se stesso. Tutti appellandosi alla crisi del siderurgico. Nessuno, fatti salvi casi eccezionali, disponibile a contribuire alla gestione.
Al proposito ho ricordi personali negativi di altre gestioni. Quando l’Assindustria, invitata a partecipare, snobbò, con noncurante indifferenza, l’invito. La crisi, pertanto, è della città, quella dello sport e conseguenziale. Lo dimostrano le tante saracinesche abbassate nelle principali contrade del commercio cittadino. Parlare è sempre molto facile. Quando chiedi all’interlocutore, di scendere in campo, ricevi sempre risposte negative.
Questo per evidenziare cosa? Le difficoltà contro le quali potrebbe “sbattere” il tentativo che ha in animo Massimo Ferrarese, impegnato in un progetto senza dubbio apprezzabile, ma ancora in itinere e dai contorni incerti. A meno che non sia assistito da forti poteri imprenditoriali, che gli abbiano già garantito il loro coinvolgimento, determinante, in un piano industriale a medio termine. 5 anni per riportare le tre discipline sportive in competizioni professionistiche degne della città e delle strutture che saranno loro disponibili, dal 2026, grazie ai Giochi del Mediterraneo.
In via preliminare si “interpretano” i timori del Commissario speciale ai quei Giochi. Che lo Iacovone e gli altri impianti, piscine, Magna Grecia e Palazzetti vari ristrutturati, possano diventare, in futuro, sperdute cattedrali nel deserto. Apprezzabile quindi il suo interessamento a una “rinascita” che, per tradizione e mentalità, si presenta comunque di non facile realizzazione. Massimo Ferrarese che è imprenditore capace e di successo, avrà comunque approfondito, in via preliminare, sull’ipotetica fattibilità di quel progetto. In considerazione che il coinvolgimento di diverse discipline non ha mai funzionato. Anche a livello nazionale,
Portando nel frattempo degli esempi, per rimettere in rotta il Taranto (ma vale anche per il Basket) occorreranno più stagioni. Non è infatti facile vincere campionati, in qualsiasi categoria. Con la prossima riforma del sistema calcio, per di più, per arrivare almeno in terza serie bisognerà vincere in Eccellenza, ripetersi in serie D ed in quella che sarà la nuova categoria “cuscinetto”, di semiprofessionismo, con una impossibile proiezione, certificata, per i tempi di realizzazione e per la quantificazione dell’investimento finanziario.
Con un grande punto interrogativo in capo allo stadio Iacovone, sempre per quanto riguarda il calcio, inerente le modalità di utilizzo ed i futuri costiche ne deriveranno, che non possono mai essere accertati ora per allora, che impediscono, ai soggetti interessati, la necessaria programmazione. Sono considerazioni che valgono per il calcio quanto per gli impianti che andranno in uso alle altre due discipline (Basket e Volley).
Pensierino finale: non nutriamo dubbi sulle qualità taumaturgiche di Massimo Ferrarese, le perplessità riguardano piuttosto la volontà, nel tempo e nella continuità, dei suoi interlocutori sul territorio. Comunque sia ci vorrà un “miracolo” per mettere d’accordo più persone. Avremo tempo e luogo per approfondire.