martedì 15 Ottobre 24

Toto’ Schillaci e quelle gare epiche contro il Taranto

di Vittorio Galigani

Totò, tra i professionisti, iniziò a Messina (allievo di due “maghi” come Scoglio e Zeman), prima di indossare la maglia della Juventus. La curva del “Celeste” veniva giù a ogni sua marcatura. Impazziva. Rosario invece (voluto da Tom Rosati, la “bonanima”) esordì nel professionismo a Taranto prima di indossare, con successo, nella massima serie, le maglie di Como Bologna e Lecce. Insomma. Due “picciotti” destinati al successo

Salvatore Schillaci, Totò, per tutti noi se n’è andato. Sconfitto da un male inguaribile. Aveva soltanto 59 anni. Totò aveva il gol nel “lampo” del suo sguardo. Nella rapidità, felina, dei suoi movimenti. Un “bracconiere”, implacabile, delle aree di rigore. Rubava sempre il tempo all’avversario. Anche al suo marcatore più scaltro. Diventò il nostro idolo, con la maglia azzurra, ai mondiali romani. Quelli delle “notte magiche” cantate da Gianna Nannini. Sei gol da capocannoniere che, purtroppo, ci regalarono soltanto la medaglia di bronzo.

Che ricordo ho di Salvatore Schillaci, detto Totò? Con il Taranto lo incontrammo, da avversario, alla fine degli anni ’80.

Totò era cresciuto, anche calcisticamente, a Palermo. Compagno, nelle giovanili rosanero, di Rosario Biondo. Il giovane difensore, rapido e grintoso che ringhiava, con successo, sui garretti degli avversari. Amici per sempre. In quella esperienza si “sfottevano”, in allenamento, nei duelli di metà settimana. Furono separati, per poi affermarsi in carriera..

Totò, tra i professionisti, iniziò a Messina (allievo di due “maghi” come Scoglio e Zeman), prima di indossare la maglia della Juventus. La curva del “Celeste” veniva giù a ogni sua marcatura. Impazziva. Rosario invece (voluto da Tom Rosati, la “bonanima”) esordì nel professionismo a Taranto prima di indossare, con successo, nella massima serie, le maglie di Como Bologna e Lecce. Insomma. Due “picciotti” destinati al successo.

Non si erano mai scontrati, in partite ufficiali, da avversari. Accadde, per la prima volta in serie B, proprio nel bollente catino del vetusto “Celeste”. Il tempio del calcio messinese. Alla fine degli anni ottanta. Messina in auge, guidato da Scoglio. Sulla panchina del Taranto Toni Pasinato che lottava per non retrocedere.

La settimana che anticipò la partita trascorse nel segno del loro confronto dialettico, a distanza. Sui giornali sportivi dell’epoca accese l’interesse su quel “duello”. Totò prometteva una girandola di gol. Rosario, nel ricorso del periodo palermitano, si diceva di conoscere il modo per fermarlo. Per non fargli toccare palla.

Il campo diede ragione a Schillaci. Su tutti i fronti. Totò “sgattaiolava” da tutte le parti. Imprendibile. Mise a segno una tripletta. Perdemmo 3 a zero. E tutte le volte andò ad esultare sotto la “sua curva”. A Biondo venne il mal di testa (come si usa dire in gergo). Al rientro negli spogliatoi un caldo abbraccio chiuse la “contesa”.

Quel campionato rappresentò il trampolino di lancio della grande carriera di Schillaci. Forte di una volontà che lo portò in maglia azzurra. Ai mondiali del ’90 ci aveva coinvolti con la sua vivacità e la sua esultanza. Ci rappresentava tutti. Roberto Baggio “apparecchiava” e Totò Schillaci “sfondava” la rete. Uno spettacolo che, quelli della mia generazione, non potremo mai dimenticare.

Era il figlio del popolo che tutti avremmo voluto essere. Se n’é andato prematuramente. Purtroppo. Prosciugato da un male incurabile. Sconfitto da una “avversario” maligno ed impietoso. Ci lascia con un bellissimo ricordo. Quel “lampo” che brillava nei suoi occhi.

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