Per il sindacato è necessario “aprire un tavolo istituzionale che ponga al centro della discussione la fruibilità della stazione ferroviaria di Taranto, ormai sempre più al collasso”
La petizione promossa il 15 Giugno scorso dalla Cgil Basilicata supportata da Filt Cgil Puglia, ha scongiurato, almeno per ora, la soppressione del Frecciarossa Taranto-Potenza-Milano-Torino, garantendo i collegamenti ad alta velocità ferroviarie, sebbene in via sperimentale a valle del periodo di interruzione del prossimo autunno, 1 ottobre 2023 quando il Frecciarossa probabilmente sarà definitivamente soppresso o sostituito da un Frecciarossa limitato a Roma che non ferma a Napoli Centrale.
“Desta preoccupazione – scrive il sindacato – la notizia ufficiosa della cancellazione dei treni intercity 700 e 701 Taranto-Roma- Taranto. Questo comporterà una limitazione dei servizi ferroviari e certamente un notevole aumento di costo sulla bigliettazione ed evidenti disagi nel raggiungere il Nord Italia, per l’utenza che utilizza il trasporto su ferro. È necessario aprire un tavolo con le istituzioni provinciali, regionali e nazionali, che devono legittimare economicamente una traccia ferroviaria di sistema rapido da Taranto verso Napoli, Roma, Milano, al fine di non ledere il diritto alla mobilità dei cittadini e dei territori coinvolti”.
La Filt – Cgil Puglia sottolinea che “il sistema ferroviario si regge sulle politiche di mercato, non è sorretto dal corrispettivo di natura Regionale o Nazionale ma da bigliettazione. Bisogna creare un sistema intermodale verso la stazione ferroviaria di Taranto, che come sappiamo è sita in periferia, altrimenti continueremo a parlare inutilmente continuando a creare le innumerevoli cattedrali del deserto facendo la fine del “cane che continua ad abbaiare luna”.
Il sindacato annuncia di volersi attivare in questo senso, impegnando unitariamente le parti sociali per aprire un tavolo istituzionale “che ponga al centro della discussione la fruibilità per gli utenti di utilizzare la stazione ferroviaria di Taranto, ormai sempre più al collasso”.