Melucci e Sannicandro nel mirino del Comitato internazionale dei Giochi. Ferrarese non c’entra nulla, è della partita da appena tre mesi. Mercoledì prossimo si deciderà a Roma se si potrà ridere di noi in mondovisione e per gli anni a venire. I tarantini hanno un’indole spartana? Non facciamo ridere i polli, per favore
Doveva essere l’evento più importante della nostra storia contemporanea. L’inizio di un’epoca nuova. Il futuro che irrompe, prepotentemente, nel presente. E invece rischia di divenire la più colossale figura di merda che sia mai stata consumata. Un fallimento che scorre in mondovisione. Che fa di Taranto caricatura e macchietta internazionale in egual misura. Dai Giochi del Mediterraneo ad un film horror il passo è breve, brevissimo ormai. In omaggio a Carlo Emilio Gadda – e al suo capolavoro letterario – potremmo tranquillamente ribattezzare l’evento che, forse, si terrà a Taranto nel giugno del 2026 Quer pasticciaccio brutto dei Giochi del Mediterraneo.
Prima la lettera di richiamo del segretario generale del comitato internazionale degli stessi Giochi, il greco Iakovos Fillippousis. Poi l’infastidita reprimenda di Davide Tizzano, il responsabile della Confederazione internazionale. Entrambi puntano il dito contro Melucci e Sannicandro, rispettivamente presidente e direttore generale del comitato organizzatore. Il commissario Ferrarese non c’entra nulla, come si è affrettato a rettificare Tizzano. E’ della partita da appena tre mesi, non si può imputargli niente. Ha predisposto anche il nuovo masterplan. Soltanto che non sa con quale comitato condividerlo, visto che dall’attuale sono fuoriusciti prima il Coni e poi il Governo. L’incontro fissato per mercoledì prossimo a Roma sarà risolutore: dentro o fuori. Game over. Il gioco si è concluso prim’ancora che avesse inizio. Il tempo è andato. E le chiacchiere si sono spinte oltre la soglia di sicurezza della pubblica decenza.
Ravenna è alle porte, come anticipato da CosmoPolis un paio di mesi orsono. Pristina, in Kosovo, anche. La Spagna, con una città dell’Andalusia ancora da individuare, ci sta facendo un pensiero. Siamo una preda ghiotta, abbandonata al proprio destino, babbiona, perché non ci si avventi contro. Spartani soltanto nell’indovinato logo ideato da un amico, veicolato attraverso linee di abbigliamento sportivo. Le nostre Termòpili prediligono il compromesso al ribasso, la confraternite della pizzella ai campi di battaglia. Siamo insomma l’Emilio Fede che “Striscia la notizia” manda in onda ogni sera all’ora di cena: “Che figura di merda!”.