Nonostante il decreto “salva indotto”, le aziende affrontano una paralisi finanziaria simile al 2015
A distanza di settimane dalla conversione in legge del decreto “salva indotto”, le aziende dell’indotto, rappresentate da Aigi, si trovano nuovamente in una situazione di stallo, con crediti pregressi che superano i 120 milioni di euro. Nel corso di un’assemblea tenutasi questa mattina, l’associazione ha espresso frustrazione e rassegnazione ricordando la crisi del 2015, quando fu decretata la prima amministrazione dell’allora Ilva.
Nonostante Sace abbia stanziato 120 milioni di euro per il monte crediti pregressi, l’assenza di certificazione dei crediti impedisce l’attuazione delle misure previste, lasciando le aziende in una situazione di paralisi totale. Analogamente, nonostante la disponibilità di Mediocredito Centrale e i contatti con alcune aziende, non si registrano progressi concreti.
“Banca Ifis non è responsabile del dramma dell’indotto dell’ex Ilva, ma purtroppo la situazione per le aziende si è ulteriormente complicata da quando la stessa banca ha bloccato la cessione dei crediti Adi adeguandosi al disimpegno da parte della società siderurgica”. Lo precisa il presidente di Aigi Fabio Greco, ricordando che proprio a Banca Ifis “alcune aziende hanno ceduto in toto o in parte i propri crediti. Le richieste di incontro più volte reiterate non hanno sinora avuto risposta. Una situazione “che – osserva Greco – mette in seria difficoltà tutte le aziende dell’indotto e che non offre speranze per il futuro. Futuro di cui ha parlato a più riprese il Governo per voce del Ministro Urso, ma non può esserci futuro se non saranno prima ristorate le aziende strategiche che mandano avanti da anni il siderurgico 24 ore su 24”.
L’indotto di Aigi, afferma il presidente dell’associazione di categoria, “ha riposto massima fiducia nel lavoro dei commissari offrendo loro massima disponibilità per la salvaguardia delle aziende e per garantire la continuità produttiva. Una produzione che sta partendo in maniera molto lenta e che dovrebbe essere compensata dalla cassa integrazione che non è ancora partita. L’accordo quadro definito nel decreto legge non è stato tuttora firmato”.
L’indotto di Aigi ha mostrato piena fiducia e disponibilità verso i commissari governativi per la salvaguardia delle aziende e la continuità produttiva. Tuttavia, la produzione, che sta ripartendo lentamente, non è ancora supportata dalla cassa integrazione, e l’accordo quadro definito nel decreto legge non è stato firmato.
Il Governo ha più volte parlato di un futuro promettente, ma senza il recupero dei crediti pregressi, le prospettive rimangono incerte. Le aziende, che dipendono da questi fondi per la loro sopravvivenza, potrebbero non essere ritenute finanziariamente solide una volta presentati i bilanci per l’insinuazione al passivo.
Data la gravità della situazione, che non si limita solo al settore siderurgico ma si estende alla navalmeccanica, ai trasporti, alla logistica e al commercio, l’assemblea ha chiesto al presidente di conferire mandato ai legali di Aigi di valutare se esistano i presupposti per un’eventuale azione giudiziaria nei confronti degli amministratori di Adi e Adi holding.