Il primo luglio 2024 la conferenza stampa indetta dal presidente Giove per annunciare una stagione di Lega Pro al vertice. Dodici mesi dopo, invece, il fallimento del club è alle porte. Nel mezzo una trattativa saltata con Mark Campbell della Apex Capital Global LLC e l’esclusione dal campionato dello scorso 7 marzo. Oltre, naturalmente, alla grande sofferenza della tifoseria rossoblù
Esattamente un anno fa iniziava il calvario del Taranto FC 1927 e allo stesso tempo di tutta la tifoseria, che di certo non immaginava una fine così ingloriosa. Il club rossoblù, per il primo luglio 2024, convocava nella sede dell’allora media partner una conferenza stampa per illustrare i progetti della stagione 2024/25. In prima fila vi era il socio di maggioranza Massimo Giove, e ai suoi lati il vicepresidente Vincenzo Sapia e il tecnico Eziolino Capuano. L’intenzione era di dare un’immagine di solidità, che in realtà non vi era. Almeno sotto il profilo delle relazioni interpersonali. Sino a pochi giorni prima, infatti, i rapporti tra Giove e Capuano non erano stati propriamente idilliaci, ma in nome del Taranto (almeno) vennero trovati punti in comune per ripartire. Tra le richieste del tecnico la possibilità di giocare allo Iacovone per il maggior tempo possibile nonostante i lavori per i Giochi del Mediterraneo fossero pronti a partire in autunno. Una garanzia che il presidente diede, oltre a quella per gli investimenti da fare per allestire una squadra competitiva.
Rassicurazioni che si portò via il vento, perché il successivo 31 luglio, il numero uno del club invio una lettera aperta alla città e alla Lega Pro con la quale annunciava il ritiro dalla gestione del club. A suo dire le rassicurazioni ricevute dalle istituzioni sui tempi della riqualificazione dello stadio erano venute meno. E con quelle anche la voce “incassi al botteghino”. La missiva fu la causa scatenante di un rapido domino. A iniziare dal fuggi fuggi generale dei giocatori già in ritiro a Viggiano. Anche l’allenatore fece un passo indietro mettendosi in malattia, con tanto di certificato medico. Anzi più di uno, il che provocò la sua uscita tramite Fabrizio Lucchesi, chiamato da Giove al capezzale della morente società per cercare di salvare il salvabile. Soprattutto attraverso una rapida costruzione di una squadra che potesse mantenere la categoria. Nel frattempo prese avvio il campionato e i risultati sul campo non furono ottimali, ma il peggio stava avvenendo fuori dal rettangolo di gioco.
Infatti da agosto erano in corso trattative tra l’attuale proprietà del club e l’inglese Mark Campbell in rappresentanza della Apex Capitale Global LLC. Campbell venne anche scovato in un ristorante della Città Vecchia a cenare assieme all’ex sindaco Rinaldo Melucci e al suo vice Gianni Azzaro. Stranamente non pervenuto, invece, il presidente Giove. La trattativa andò avanti tra alti (pochi) e bassi (troppi) per una trattativa che di fatto non decollò mai. Neppure dopo una ottobrina conferenza stampa a Palazzo di Città, organizzata in pompa magna con tanto di promesse di vario tipo, che segnò soltanto la logica uscita di scena di Lucchesi. Ai giocatori, così come ai vari tecnici che si sono succeduti sulla panchina, venne promesso il pagamento degli stipendi, ma non si videro che briciole. Tanto che sistematicamente non vennero rispettate le scadenze imposte dalla federazione. La lega reagì punendo il Taranto con una serie di penalizzazioni in classifica. I rossoblù, nonostante gli encomiabili sforzi sul campo, sprofondarono sotto lo zero. La risposta dei calciatori a questo patente stato di incertezza fu la ovvia messa in mora del club e un secondo fuggi fuggi generale che si protrasse da dicembre a gennaio.
Intanto saltò l’accordo con Campbell, per cui a gennaio Giove si ritrovo nuovamente da solo e con una massa debitoria di diversi milioni che rendeva impossibile tenere in piedi la società.Spalle al muro, allora, si affida a Rinaldo Zerbo a cui decise di cedere le quote di maggioranza. In questo disegno trova una sponda amica nello stesso Zerbo. Il 7 marzo il Tribunale Federale Nazionale, stante l’ennesimo mancato pagamento di stipendio e contributi di febbraio, decide di estromettere il Taranto dal campionato. Qualche settimana dopo la procura della Repubblica fa partire un’indagine per capre se i milioni di debiti rendano possibile tenere in vita il sodalizio.L’ultimo capitolo di questa storia sta per essere scritto. A conclusione delle indagini, il Tribunale di Taranto, a giorni, potrebbe pronunciarsi su questa tragica vicenda, decretando il fallimento del club.


