Si fa pesante la situazione per l’assessore all’Ambiente e per il consigliere comunale Lenti. Niente ricorso sull’AIA dell’Ilva. Niente ricorso contro il dissalatore. Messi in minoranza dalla loro stessa maggioranza, sono verdi di rabbia. L’una dovrebbe dimettersi; l’altro dovrebbe passare con le opposizioni. L’insegnamento di José Ortega Y Gasset
Prima il ricorso mancato sull’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) dell’Ilva. Dopo: il ricorso negato sul dissalatore. Si prosciugano i fiumi di parole dei Jalisse. Pardon: il fiume di parole del Consiglio comunale di Taranto. In poco meno di un mese, la componente ambientalista che siede a Palazzo di Città ha subito un uno-due micidiale. Un sinistro e un destro, un gancio e un montante, su quel che resta delle promesse ecologiste dispensate in campagna elettorale. Sconfessati su tutta la linea, aumenta il gravame politico. Il peso della contraddizione per l’assessore e il consigliere verdi di rabbia.
Coerenza vorrebbe, adesso, che i due facciano qualcosa. Che l’assessore, con delega all’Ambiente, rassegni le dimissioni. In seduta stante. Che il consigliere comunale non sia lent(i). E comunichi il suo passaggio, con fare celere, tra le fila dell’opposizione. In caso contrario, sue due totem come l’Ilva e il dissalatore, Gravame e Lenti dovranno avere il coraggio di dire che si erano sbagliati. Che hanno cambiato idea. Che anni di lotte, rivendicazioni e proteste si sono cancellate all’improvviso. E il Palazzo nel quale comodamente siedono vale più di qualsiasi piazza occupata in un’altra vita. José Ortega Y Gasset sosteneva: “Io sono me più il mio ambiente; e, se non preservo quest’ultimo, non preservo me stesso”. Un altro ecologismo.


