La manager modenese resterà in Acciaierie d’Italia per la felicità di molti a Taranto. Una vecchia pellicola di Theodoros Angelopoulos spiega molto del cosa siamo e del perchè ci siamo ridotti così
Niente promozione per l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli. La manager modenese resterà al suo posto nel board dell’ex Ilva. Le poltrone più prestigiose di Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane e Terna verranno occupate da altri. L’unica donna promossa dal premier Meloni dovrebbe essere, alla fine, l’attuale ceo di Nokia Italia: Giuseppina Di Foggia. Rappresenterà per i prossimi anni la società partecipata dal ministero dell’Economia, Terna. Niente da fare quindi per la “tagliatrice di teste”, così come si è soliti definirla negli ambienti economici del Paese, che iniziò la sua carriera nel mondo della comunicazione diversi anni fa. A Roma si è tentato d’infilarla da qualche parte senza grandi risultati a quanto pare. In molti a Taranto speravano di poter fare a meno di lei per gli anni a venire. Di togliersela dai piedi. La politica. Il mondo sindacale. Il sistema dell’informazione. Le imprese. Forse la stessa Confindustria. Quel che rimane del litigioso mondo ambientalista locale. Ad onor del vero, nonostante una certa ruvidezza caratteriale, una capacità empatica pari a zero, e un’assoluta incomprensione di come funzionino certe relazioni nelle società odierne, il problema legato all’ex Ilva magari fosse riferibile alla sola Lucia Morselli. C’è, chiaramente, molto altro attorno alla fabbrica di acciaio e alla sua stasi preoccupante. Un Piano Industriale che ancora non si conosce. Un Accordo di Programma che, per dirla con le parole del segretario della Uilm Sperti, somiglia ad ‘Alice nel paese delle meraviglie’. L’inconsistenza – e la banalità – della politica nell’offrire ricette semplicistiche per problemi complicatissimi. La marginalità di Taranto, per precise responsabilità della sua classe dirigenti, nei luoghi che contano. L’ex Ilva e la Morselli, in fondo, si somigliano più di quanto sia lecito pensare. Anche i tarantini e la Morselli sono molto simili. Tutti assieme appassionatamente ricordano un vecchio film del grande cineasta greco, Theodoros Angelopoulos. “Il passo sospeso della cicogna”, questo il titolo della pellicola. Narra di identità disperse, di ricerche vane, di realtà capovolte. E di un mondo colpevolmente sospeso sull’orlo di un precipizio.