Lettera aperta di una mamma tarantina. Un saluto all’uomo ancor prima che al professionista, che ha cullato generazioni di piccoli nati nella città pugliese. Nessuna storia speciale ma solo una delle migliaia di testimonianze capaci di spiegare bene Oronzo Forleo, il dottore dei bambini
“Sei stato, anzi, sei un dottore con la D maiuscola, il “Dottore”. Una perla rara in un deserto fatto di superficialità. Eri il “nostro Dottore”, quello sempre disponibile, giorno e notte, capace di rassicurarci in ogni situazione, vecchio stampo, con vecchi metodi e maniere affettuose che hanno svezzato i nostri piccoli.
Straimpegnato eppure mai di fretta, attento in maniera maniacale ad ogni impercettibile dettaglio, sapevi ascoltare, qualità rarissima nel tuo campo che faceva sentire noi mamme come al riparo in un porto sicuro, dove nulla avrebbe potuto farci del male.
Hai scelto di essere “quel tipo di Dottore”, non uno di quelli che lo fa da impiegato, controllando febbre e gola, ma stando sul campo, in trincea, dedicando ogni giorno della tua vita ai i tuoi bambini, che nelle tue parole, nei tuoi gesti non sono mai stati un semplice numero ma vite speciali, ognuna unica ed irripetibile. Loro, i nostri figli, sono stati linfa per tuoi occhi che si illuminavano nel vederli crescere.
Ti ho visto rivoltare il mio Lorenzo come un calzino, farlo “camminare” come un burattino ad un mese. Ti ho visto, meravigliata, stare sdraiato per terra, giocarci con una macchina di legno, con la capacità innata di stabilire con lui un rapporto complice, che solo due coetanei possono avere. Non è retorica se dico che le nostre vite saranno legate a doppio filo per sempre, se tu non fossi stato al mio fianco quel giorno di dicembre, se tu non avessi prontamente rianimato il mio bimbo, probabilmente oggi non avrei mio figlio e per questo ti sarò, ti saremo debitori a vita.
Chi non ha mai varcato, anche per pochi giorni, la porta bianca della TIN non può sapere di cosa parlo, un micromondo nel Mondo stesso, una sorta di bolla dove noi genitori impauriti e con il cuore colmo di speranza, dolore e stanchezza affrontiamo ogni istante nella speranza di un progresso.
Resterà per sempre il tuo reparto, quello che tu hai innaffiato quotidianamente, fatto di macchinari e ambienti sterili, di ore vuote ad angoscianti, ma anche di storie belle e di sorrisi, di dimissioni e ritorni a casa, di famiglie che nascono e prendono il largo nel mare della vita. Quello nel quale hai salvato minuscoli leoni attaccati al battito del proprio cuoricino, grazie anche all’ausilio di amorevoli “mamme temporanee”, che ogni giorno indossano il camice da infermiera e si prendono cura di loro, sapendo di avere alle spalle un medico, ma sopratutto un padre.
Ti ho visto in corsia, fermarti senza indugio a parlare con giovani genitori disorientati, regalare sorrisi, speranze, parole di conforto, ma anche dure realtà. In quei corridoi eri famiglia, l’unico capace di andare oltre l’aspetto medico, di occuparsi dell’animo della mamma, di chiederle: “Come stai, Mamma?” non lesinando abbracci e rassicurazioni.
Le mie lacrime, oggi, sono quelle di tantissimi bambini di Taranto. Sono quelle della mia famiglia, quelle inconsapevoli di mio figlio, del “bimbo nostro”, come lo apostrofavi con tono amicale, a cui ho spiegato che ora sei in cielo, accanto agli Angeli.
Per sempre avrai posto nel nostro cuore, anzi per sempre vivrai negli occhi di Lorenzo che a te deve ogni singolo giorno della sua vita.
Arrivederci Dottore nostro e grazie di tutto”.
Elena