L’operazione, condotta dalla Guardia Costiera di Taranto in collaborazione con il Comune, rientra nelle attività di monitoraggio e salvaguardia del decoro ambientale costiero
Nella mattinata odierna, i tecnici dei servizi ambientali del Comune di Taranto, su segnalazione della locale Capitaneria di Porto, hanno recuperato e smaltito 15 fusti metallici da 200 litri riempiti di calcestruzzo, depositati abusivamente nell’area demaniale marittima adiacente al pilone del Ponte Punta Penna.
Tali fusti, individuati dagli uomini della Guardia Costiera nell’ambito delle attività di monitoraggio ambientale condotte lungo le coste di giurisdizione, sarebbero stati impiegati come “corpi morti” per l’ancoraggio di impianti di mitilicoltura abusivi, con conseguente grave danno del delicato ecosistema del Mar Piccolo, caratterizzato dalla compresenza di specie e habitat naturale di notevole pregio e valore ambientale.
Dopo aver circoscritto e delimitato la zona, sono state compiute in tempi brevi specifiche analisi, dai cui esiti è emerso che i fusti contenevano “miscuglio o frazioni separate di cemento contenenti sostanze pericolose”, estremamente nocivi per l’ambiente marino.
Sotto la stretta supervisione dei militari della Guardia Costiera e dei dipendenti della Direzione Ambiente del Comune di Taranto, la società SERVECO Srl ha, dunque, provveduto alla rimozione dei rifiuti e al successivo smaltimento, restituendo il necessario decoro ambientale all’area demaniale circostante.
Risale, infine, a fine luglio scorso l’altrettanto importante operazione di polizia giudiziaria ambientale condotta dalla Guardia Costiera tarantina nei pressi del fiume Galeso, che aveva consentito di portare alla luce un’attività conclamata di sfruttamento abusivo e di degrado ambientale di questo habitat naturalistico, di fatto trasformato in un vero e proprio approdo stanziale per decine e decine di natanti sprovvisti di qualsivoglia autorizzazione, In quell’occasione furono sequestrate 74 imbarcazioni e relativi corpi morti, nonché 12 passerelle in ferro destinate a strutture di ormeggi, oltre alla denuncia di due persone e all’identificazione e segnalazione alle autorità competenti dei proprietari delle unità da diporto sequestrate.