sabato 27 Luglio 24

Delirio a due. Un acrobatico equilibrismo sul filo dell’assurdo 

Sabato 18 febbraio, alle ore 21, va di scena al TaTA’ un irresistibile scherzo teatrale di Eugène Ionesco per il cartellone “Periferie”

Mentire e rivelare, per ingannare angoscia e tempo. Per il cartellone “Periferie”, rassegna di teatro, sabato 18 febbraio, alle ore 21 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “Delirio a due” di Eugène Ionesco, traduzione Gian Renzo Morteo, regia, interpretazione, scene e costumi Elena Bucci e Marco Sgrosso, drammaturgia del suono Elena Bucci e Raffaele Bassetti, luci Loredana Oddone, cura del suono Raffaele Bassetti, produzione Le belle bandiere, TPE Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale. Durata 60′. Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro (under 30 e over 65).

Dopo aver indagato le mitiche figure di Isabella e Francesco Andreini ne “La pazzia di Isabella. Vita e morte di Comici Gelosi” e l’ambigua complicità dei personaggi de “L’amante” di Harold Pinter, Elena Bucci e Marco Sgrosso giocano con un altro modello di relazione a due quello di “Delirio a due” (titolo originale “Délire à deux”, 1962), una delle opere minori di Eugène Ionesco, dove si condensano alcune caratteristiche peculiari del suo teatro, tra tutte l’insensatezza del quotidiano.

I protagonisti di questo irresistibile scherzo teatrale non hanno un nome proprio, sono Lui e Lei, sono archetipi, incarnano meraviglie e orrori dell’essere due, contraddizioni e conforti dell’essere coppia e dell’essere soli. Si illudono così che potrebbero non esistere affatto, se soltanto lo volessero. Attraverso questo meccanismo, si chiudono in un eterno presente, una navicella di sicura inconsapevolezza che li traghetta attraverso l’esistenza. Soltanto i crolli e le esplosioni, pur sfiorando il grottesco, fanno presagire l’esistenza del tempo e della storia e il frantumarsi del mondo occidentale che Ionesco profeticamente disegna.

I ridicoli battibecchi di Lui e Lei sono accompagnati dal controcanto di una guerra civile che divampa fuori del nido dove si consuma la vacua esistenza degli amanti, indifferenti alle bombe, alle sparatorie e alle stragi, quasi rassegnati al crollo di soffitti e pareti. Ci raccontano la paura della solitudine, il bisogno di qualcuno che attesti la loro esistenza, l’irresistibile forza comica nascosta dentro le piccole tragedie quotidiane che spesso, nella loro apparente gravità, impediscono di allargare lo sguardo. Misurano la reciproca resistenza, per essere certi della permanenza dell’altro finché morte non li separi.

«Si dice che i dialoghi tra innamorati annoino, mentre – dalle comiche di Laurel e Hardy ai film di Woody Allen – i litigi di coppia fanno tanto ridere. In un presente che ci vede sempre più soli con le macchine giocattolo che abbiamo ideato, Lui e Lei ci confermano la necessità della commovente, ridicola, insostituibile ricerca della vicinanza profonda con un altro essere umano, con il quale si possano condividere peso e gioia dell’essere al mondo», dalle note di regia.

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